11 agosto 2018

da “Il canto di Penelope” - Margaret Atwood

da “Il canto di Penelope” - Margaret Atwood
(…)
23
Odisseo e Telemaco uccidono le ancelle
Dormii durante tutto quel trambusto. Ho il sospetto che Euriclea avesse messo qualcosa nella bevanda che mi aveva portato, per tenermi lontana dal teatro degli avvenimenti ed evitare che cercassi di intromettermi. In ogni caso non sarei stata presente: Odisseo si era assicurato che tutte le donne fossero chiuse nelle loro stanze.
Fu Euriclea a raccontare, a me e a chiunque volesse ascoltarla, ciò che accadde. Prima di tutto Odisseo, ancora nei panni del mendicante, si accertò che Telemaco disponesse le dodici scuri. I pretendenti provarono a tendere il famoso arco, senza successo. Allora Odisseo, scagliando una freccia attraverso gli anelli delle dodici scuri - e vincendomi così in sposa per la seconda volta - centrò Antinoo alla gola. Poi si liberò del travestimento uccidendo tutti i pretendenti uno a uno, prima usando le frecce e poi lance e spade. Ad aiutarlo c’erano Telemaco e due fedeli pastori; ma l’impresa non fu comunque semplice, perché anche i pretendenti erano armati di lance e spade, fornite da Melanzio, un capraio
infedele. Alla fine, niente li salvò dalla morte.
Euriclea mi raccontò che lei e le altre donne, rincantucciate dietro le porte chiuse a chiave, sentivano le grida, gli schianti dei mobili che andavano in pezzi, i gemiti dei moribondi. Poi, mi descrisse l’orrore di quanto avvenne in seguito.
Odisseo la convocò, ordinandole di indicargli le ancelle che erano state, come diceva lui, «infedeli». Le obbligò a trascinare i cadaveri dei pretendenti nel cortile - anche di quelli che erano stati i loro amanti -, a togliere dal pavimento i residui di materia cerebrale e le macchie di sangue rappreso e a lavare le sedie e i tavoli che non erano stati distrutti. Poi, proseguì Euriclea, chiese a Telemaco di fare a pezzi le ancelle con la spada. Ma mio figlio, per farsi valere con suo padre e dimostrargli che aveva un’idea migliore – tipico dell’età - le impiccò tutte in fila con una gomena.
Subito dopo - Euriclea, nel raccontarlo, non riusciva a nascondere la propria esultanza - Odisseo e Telemaco tagliarono le orecchie, il naso, e poi le mani, i piedi e i genitali a Melanzio, il cattivo capraio, e lo gettarono in pasto ai cani, senza pietà per le grida del pover’uomo agonizzante. «Hanno voluto dare un esempio» così disse Euriclea «per evitare altri tradimenti.»
«Quali ancelle» chiesi, scoppiando a piangere «quali ancelle hanno impiccato?»
«Signora, bambina cara» rispose Euriclea, che sapeva quanto dolore stava per darmi «voleva ucciderle tutte! Ho dovuto sceglierle, altrimenti nemmeno una sarebbe rimasta viva!»
«Quali?» cercai di dominare l’angoscia.
«Solo dodici» balbettò Euriclea. «Le più sfrontate. Le più villane. Quelle che passandomi davanti mi deridevano. Melanto dalle belle gote e le sue amiche. Loro. Secondo il parere generale, tutte puttane.»
«Quelle che erano state stuprate» replicai tra le lacrime. «Le più giovani. Le più belle.»
Non aggiunsi che erano state i miei occhi e le mie orecchie in mezzo ai pretendenti. Le mie aiutanti nelle lunghe notti in cui bisognava disfare il sudario. Le mie ochette bianche come la neve. Le mie usignole, le mie colombe. Ed era mia la colpa! Non avevo detto a Euriclea di che cosa le avevo incaricate.
Euriclea cercò di giustificarsi. «Si erano montate la testa. Il re Odisseo non poteva permettere che ragazze così impertinenti restassero a palazzo. Com’era possibile fidarsi ancora di loro? Ora scendi, bambina cara. Tuo marito vuole vederti.»
Che altro potevo fare? Piangere e protestare non avrebbe riportato in vita le mie amate ancelle. Mi morsi la lingua. Ed era strano che avessi ancora la lingua, perché nel corso di
quegli anni ero stata costretta a mordermela molto spesso.
Chi è morto è morto, continuavo a ripetermi. Pregherò, compirò sacrifici espiatori per le loro anime, ma in segreto, altrimenti Odisseo sospetterebbe di me come di loro.
Potrebbe esserci un’altra, sinistra spiegazione. Forse Euriclea sapeva che avevo incaricato le ancelle di spiare i pretendenti, comportandosi da fanciulle dispettose e ribelli. E forse aveva scelto che fossero proprio loro a dover morire, per vendicarsi di non essere stata consultata e per il desiderio di mantenere la propria posizione di prestigio con Odisseo.
Non sono riuscita, quaggiù, ad affrontare la questione con lei. Si occupa di una dozzina di spiriti di neonati ed è sempre molto occupata. Per sua fortuna, non cresceranno mai. Ogni volta che mi avvicino e cerco di parlarle, mi frena subito: «Più tardi, bambina. Ho troppo lavoro! Guarda come sono carini - oplà, su da bravi, piccolini!».
Non saprò mai la verità.

traduzione di G. Aurelio Privitera

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