13 novembre 2018

da “Gli amori difficili”. L'avventura di una moglie, (1958). Italo Calvino

dipinto di Vincent Giarrano
da “Gli amori difficili”. L'avventura di una moglie, (1958). Italo Calvino
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Tutto lì. Alle sei lei credeva che aprissero, e alle sei s'era affrettata a tornare. Anche perché la donna di servizio che veniva in casa alle sette non s'accorgesse che lei aveva passato la notte fuori. Quel giorno, poi, sarebbe ritornato suo marito.
Ora aveva trovato chiuso il portone, era sola lì, per la via deserta, in quella luce del mattino presto, più trasparente d'ogni altra ora della giornata, per cui tutto pareva visto attraverso una lente. Provò una stretta di sgomento, e il desiderio d'essere nel suo letto addormentata da molte ore, nel sonno profondo di tutte le mattine, il desiderio della vicinanza del marito, anche, della sua protezione. Ma fu questione d'un attimo, forse nemmeno: forse s'era soltanto aspettata di provare quello sgomento e in realtà non l'aveva provato. Che la portinaia non avesse ancora aperto era una cosa seccante, molto seccante, ma c'era qualcosa in quell'aria della mattina presto, in quel trovarsi sola lì a quell'ora che le diede un rimescolio del sangue non sgradevole. Non provò nemmeno rimpianto d'aver mandato via Fornero: con lui sarebbe stata un po' nervosa; da sola, invece, si sentiva addosso una trepidazione diversa, un po’ come di quand'era ragazza, ma in tutt'un'altra maniera.
Doveva proprio dirlo: non provava nessun rimorso d'aver passato la notte fuori. Si sentiva la coscienza tranquilla. Ma era tranquilla proprio perché ormai aveva fatto il salto, perché aveva finalmente messo da parte i suoi doveri coniugali, oppure al contrario perché aveva resistito, perché s'era mantenuta, nonostante tutto, ancora fedele? Stefania se lo domandava ed era quest'incertezza, quest'insicurezza di come stessero veramente le cose, unita al fresco del mattino, a darle un leggero brivido. Insomma: doveva considerarsi ormai un'adultera o no? Fece qualche passo avanti e indietro, le mani infilate nelle maniche del lungo cappotto. Stefania R. era sposa da un paio d'anni, e non aveva mai pensato di tradire suo marito. Certo c'era in questa sua vita di moglie come un'attesa, la coscienza che mancasse ancora qualcosa. Era quasi una continuazione della sua attesa di ragazza, come se per lei ancora l'uscita completa dalla minorità non fosse avvenuta, anzi le toccasse ora d'uscire da una minorità nuova, la minorità di fronte al marito, ed essere finalmente pari, in faccia al mondo. Era l'adulterio, che aspettava? E l'adulterio, era Fornero?
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