(…)
Alla domanda di
Derville, se abitasse in quella casa il signor Chabert, nessuno dei tre aprì bocca,
accontentandosi di sbirciare lo sconosciuto con la più intelligente stupidità
(se fosse possibile accoppiare questi due termini). Derville ritornò alla
carica senza risultato.
Spazientito,
indirizzò ai tre monelli una serie di quei piacevoli "moccoli" che
gli adulti sono talvolta autorizzati a profferire. Soltanto allora i tre
proruppero in una sghignazzata. Derville uscì dai gangheri.
Il colonnello
Chabert, che aveva inteso tutto ciò, se ne uscì da una stanzetta ricavata
presso la latteria, flemmaticamente, con quella tipica flemma propria dei
militari di professione. Teneva in bocca una pipa ben "grumata" (termine
tecnico dei fumatori), una modestissima pipa di terra cotta, chiamata
volgarmente "infernetto". Alzando la visiera di un berretto inverosimilmente
bisunto, scorse Derville e si precipitò verso di lui attraversando la concimaia,
mentre gridava ai monelli:
- Silenzio! Ai vostri
posti! - I tre zittirono, confermando così l'autorità di cui godeva il vecchio militare.
Perché mai non mi avete avvertito? - disse a Derville. - Piano, tenetevi lungo
il muro della vaccheria, il fondo è migliore consigliò in seguito al suo
benefattore che, non volendo finire nella concimaia, non sapeva davvero dove
posare i piedi.
- Qui dovrebbe
abitare l'uomo che decise della vittoria di Eylau... - mormorò Derville, dopo aver
abbracciato con lo sguardo tutto l'insieme di quell'immondo spettacolo.
Alla meglio, Derville
riuscì a raggiungere la porta dove Chabert s'era affacciato. Questi fu molto
spiacente di doverlo ricevere nella stanza in cui dormiva e che disponeva di
una sola sedia. Il letto consisteva in mezza balla di paglia, che la
proprietaria di casa aveva coperto con vecchie stoffe, d'ignota provenienza,
abitualmente impiegate dalle lattaie per rendere soffici i sedili delle loro
carrette. Il pavimento era di terra battuta. I muri, verdastri di salnitro e fessurati,
trasudavano umidità da ogni parte, sicché si era dovuto difendere con una
stuoia la parete alla quale si addossava il giaciglio del colonnello. Il famoso
pastrano pendeva a un chiodo; in un angolo, due paia di scalcagnati stivali.
Nessuna traccia di biancheria. Su di un tavolino tarlato, i "Bollettini
della Grande Armata", editi da Plancher; la lettura preferita da Chabert
che, in quell'ambiente di estrema miseria, mostrava attraverso il suo sguardo,
una olimpica serenità. E' certo che l'incontro con Derville aveva mutato il suo
volto, tanto che l'avvocato vi scorse il riflesso dell'ottimismo, di una luce
accesa dalla speranza.
- La mia pipa vi
disturba, avvocato? - chiese Chabert offrendo l'unica spagliatissima sedia.
- Mi pare,
colonnello, che il vostro... domicilio lasci terribilmente a desiderare!
Una frase, questa,
che non era soltanto frutto di spirito critico, caratteristico negli avvocati,
ma anche di quella cocente esperienza che essi accumulano, fin dall'inizio
della loro carriera, come testimoni di tante spaventose miserie!
- Ecco un uomo -
pensò Derville - che avrà sicuramente scialacquato il mio denaro per soddisfare
le tre virtù teologali del soldato di mestiere: il gioco, il vino e le donne!
- Avete ragione,
avvocato, qui non si nuota nel lusso. E' un bivacco ingentilito dall'amicizia ma...
- il soldato s'interruppe fissando profondamente l'uomo di legge non facendo
male a una mosca e non inimicandomi alcuno, ci dormo sonni tranquilli.
Derville si rese
conto che sarebbe stato molto indelicato chiedergli come avesse impiegato il denaro
prestato, tuttavia non poté fare a meno di osservare:
- Non capisco perché
non abbiate voluto restare a Parigi, dove avreste potuto vivere altrettanto
modestamente, ma con qualche comodità di più.
- Le brave persone
che mi ospitano sono le stesse che mi hanno raccolto e nutrito gratis per tutto
un anno! Non avrei potuto lasciarle proprio quando nelle mie tasche piovevano i
primi quattrini! Aggiungo che il padre di quei tre marmocchi è un
"egiziano"...
- Un egiziano?
- E' un nostro modo
di dire... un reduce della spedizione in Egitto alla quale ho partecipato anch'io.
Quelli che vi hanno salvato la pelle sono come fratelli; non solo, ma Vergniaud
era del mio reggimento e ci siamo scambievolmente aiutati, dividendo nel deserto
la nostra razione d'acqua. E poi, avvocato, io non ho ancora finito la mia
opera di maestro di scuola; insegno a quei tre monelli...
- Comunque, il vostro
camerata avrebbe potuto alloggiarvi un po' meglio.
- Bah! i suoi figli
dormono come me sulla paglia; lui e sua moglie non dispongono di un letto più
soffice; sono molto poveri, come potete constatare. Ma se un giorno o l'altro
dovessi ricuperare i miei averi... Mah! Non parliamone!
- Riceverò
probabilmente domani i vostri documenti da Heilsberg. La donna che vi ha
salvato vive ancora!
- Maledizione al
danaro! e a chi non ne ha... gridò il colonnello gettando in terra la pipa. Una
pipa ben grumata è un tesoro per i fumatori; ma quel gesto di dispetto,
generato da un impulso di generosità esemplare, era tuttavia così naturale, che
qualsiasi fumatore e la regia stessa gli avrebbero perdonato un simile reato di
leso-tabacco. E forse gli angeli avrebbero raccattato i cocci.
- Colonnello, la
vostra causa è molto complicata disse l'avvocato uscendo dalla camera per fare
quattro passi al sole, lungo il muro della casa.
- Eppure, a me sembra
molto semplice. Mi hanno creduto morto.
Eccomi qua. Ridatemi
moglie e quattrini; ridatemi il grado di generale al quale ho pieno diritto, poiché
ho servito con quello di colonnello nella guardia imperiale, la vigilia della
battaglia di Eylau.
- Le cose non si
svolgono così facilmente nel mondo giudiziario- obiettò Derville. - Ascoltatemi.
Voi siete il conte Chabert, d'accordo. Ma si tratta di dimostrarlo in giudizio,
davanti a persone che hanno tutto l'interesse a negare la vostra identità.
(…)