Un’altra isola - Enzo Montano
Ripresi il mare con la vela nera
dopo guerre, traversie e mille affanni
il vento mi spinse in mari sconosciuti;
la stretta prua attraversava le onde,
come lama di coltello tagliava il mare
mentre l'anima mia si gonfiava di vento e sole.
Navigai per giorni mesi e anni
tra alti marosi e mare di bonaccia.
Un chiaro mattino allagato di infinito
l’orizzonte fu spezzato da scura sagoma
venne incontro alla prua quell’ombra immobile
e l’orizzonte ritornò forma perfetta:
circolo azzurro di mare sole e cielo.
Era un’isola la nera spezzatura
al centro della perfetta forma.
Era piccola e pietrosa
nella sconfinata vastità del mare.
Era lontananza da persone, cose e pensieri.
Terra ferma sperduta nell'immenso blu.
L'isola cercata dai velieri fatti di nubi!
L'isola più bella di ogni desiderio!
Nessuno la può scorgere:
è la mia isola,
solo mia!
Sempre avvolta dalle nebbie
a me si è voluta rivelare
e si è fatta approdo
per me che ho fame
di mai saziata tranquillità.
Spiaggia bellissima e chiara di sole
e di lune bianche come il latte
e di stelle presuntuose
come gerani rossi sui davanzali dell'estate.
Ho fame di magia e di chiari di luna,
ho fame di frutti rossi dolci e maturi,
ho fame di sogni e desideri
ho fame delle illusioni di un adolescente
anche adesso che non solo il tempo
solca e deforma quel che di me lo specchio restituisce.
Deposi ferri, lance e lame
e dimenticai i rancori
dimenticai perfino l'ultimo sogno
al confine tra il vero e il nulla.
Ridivenni contadino e fui felice Re.
I campi furono il mio regno,
la natura mia compagna inseparabile.
Le vigne diedero vino dolce
e lunghi viaggi nell’ebbrezza,
i campi l’oro delle messi per il pane
e i gioielli per chi percorre i sogni,
gli ulivi generosi e austeri
donarono l'oro verde per i sapori forti
e unguento dolce per le tante ferite
mai rimarginate,
mai dimenticate,
perennemente insanguinate.
Si trasformò in giardino l'isola mia.
Luogo di meraviglie
di stupori e rinnovate utopie.
Gli dei ne furono lieti
e felici furono i rari ospiti.
Le onde del mare come limpide come zaffiri
donarono coralli e perle
acquamarina e rubini scintillanti
ametiste, quarzi e smeraldi
come gli occhi della dea.
Tornai ad ascoltare i suoni e i canti,
riscoprii la bellezza delle parole
e le voci melodiose di poeti e aedi,
tornai a comprendere storie e poesie,
ancora una volta mi furono concessi
i profumi innumerevoli
del vento, dell'acqua e della terra
dei frutti, dei fiori e delle erbe.
Bellissime ninfe inviate dagli dei
nelle notti chiare di luna
e in quelle illuminate dalle stelle,
danzarono leggiadre assieme al vino rosso,
per donarmi ancora leggerezza
e il piacere dei giorni dati in proroga.