Fine governo dei
migliori, si riparte - e.m.
“Grimilde di Manhattan, statua
della libertà
Adesso non ha più rivali la tua
vanità
E il gioco dello specchio non si
ripeterà
"Sono più bella io o la statua
della Pietà"
Dopo il ballo mascherato del
celebrità”
(Fabrizio
De Andrè – Al ballo mascherato)
“Facciamola finita, venite tutti
avanti
Nuovi protagonisti, politici
rampanti
Venite portaborse, ruffiani e mezze
calze
Feroci conduttori di trasmissioni
false
Che avete spesso fatto del
qualunquismo un arte
Coraggio liberisti, buttate giù le
carte
Tanto ci sarà sempre chi pagherà le
spese
In questo benedetto, assurdo bel
paese”
(Francesco Guccini – Cirano)
Da bambino, nel leggere topolino o
guardando i cartoni animati in televisione, mi immedesimavo nei “perdenti”:
Paperino, Wile Coyote, Silvestro, Tom, Duffy Duk e odiavo coloro a cui andava
sempre bene e che sbeffeggiavano i più sfortunati: Gastone, Rokerduk, Beep
Beep, Titty, Jerry e Buggs Bunny. Sarà forse questa mia predilezione per gli “sfigati”
che nella narrazione delle vicende politiche della caduta del governo
cosiddetto dei “migliori” (sic!), oltre ogni valutazione politica, mi capita la
stessa cosa. Mi sento umanamente vicino a Giuseppe Conte descritto dalla
mattina alla sera da una stampa più che parziale come un mentecatto,
scriteriato, incapace, inaffidabile e colpevole (ammesso che sia una colpa)
della fine del governo sottacendo l’evidente realtà e cioè che il vero
colpevole della fine del governo Draghi è lo stesso Draghi, il nonno al servizio
delle istituzioni (leggi trasloco al Quirinale), il medesimo che conduceva
trattative riservate al fine di trovare il suo sostituto a Palazzo Chigi;
l’arrogante, il presuntuoso, il capriccioso presidente del consiglio che va a
dimettersi (mai accaduto prima) pur sostenuto dalla maggioranza dopo un voto di
fiducia al senato.
Sia chiaro a tutti: Il governo Draghi lo ha fatto cadere lo stesso Draghi, chi dice il
contrario mente spudoratamente ed è in malafede!!!
Mi sento vicino a Giuseppe Conte anche
perché stampa e televisione nel descrivere le forze politiche in campo raccontano
del centro destra, del centrosinistra e di un terzo polo. Il soggetto politico
(partito, movimento o come diavolo lo si voglia definire ma questo vale per
tutti gli attori politici del momento poiché i partiti garanti della democrazia
esistono ormai solo nei ricordi), è semplicemente sparito dai radar. Non
esiste. Cancellato da entità superiori. Non lo si invita. Giuseppe Conte esiste
solo per attribuirgli le peggiori nefandezze. Che diamine! Ostenta la pochette
a tre punte o a quattro addirittura e per di più riesce perfino a intonate la
cravatta alla camicia e alla giacca, mentre viene cassato per tutto il resto. E
poi le conferenze stampa a quell’ora, e poi l’esagerato ricorso a decreti legge
voti di fiducia. Voti di fiducia e decreti condannati a rete televisive
unificate da esimi costituzionalisti, gli stessi che poi sono stati più che
benevoli (oserei dire proni) a giustificare il ricorso, con frequenza inaudita,
agli stessi istituti da parte del presunto “migliore”. Mai gli viene attribuito
il merito di aver portato in Italia
duecento e pass miliardi del recovery fund, mai la prontezza del suo
governo nel contrastare la pandemia.
Senza entrare nel merito dell’oggetto in
votazione dell’ultimo decreto su cui è stata posta la questione di fiducia e
senza approfondire l’operato del governo dell’iperliberista ex presidente della
BCE dal ghigno sinistro, siamo arrivati al “dunque”
scongiurato ripetutamente da più parti: le elezioni. Evento temuto poiché il
risultato elettorale potrebbe consegnare il Paese alla destra. E senza
soffermarsi sull’ossimoro: elezioni temute in una democrazia. Le elezioni
rappresentano il punto più alto di una democrazia, perciò in nessuna democrazia
si devono temere! Bisognerebbe capire di chi le colpe di un’eventuale vittoria della
destra, utilizzata come uno spauracchio in campagna elettorale. Forse delle
forze politiche dell’altro campo? E bisognerebbe, inoltre, interrogarsi sul
perché in Italia queste elezioni, secondo i sondaggi, spalancheranno le porte
alla destra. Dove si annidano i motivi della crescita esponenziale di partiti
che solo pochi anni fa viaggiavano intorno a tre o quattro per cento? Perché
mai l’astensionismo ha raggiunto livelli impensabili solo pochi anni fa. E ancora, perché si va a votare con
una legge elettorale perversa concepita da mediocri per favorire mezze calzette
e voltagabbana, non certo per sottoporsi al giudizio degli elettori ma per
difendersi da essi?
Prevalenza
della destra. Credo non occorrano studi di analisti
politici per dedurre che una politica avversa al lavoro: Jobs act, abolizione
dell’articolo 18, precariato con contratti di lavoro di pochi giorni, ecc.; avversa
alla scuola pubblica: Buona Scuola (sic!), classi pollaio, stipendi da fame, edifici
vetusti, ecc.; avversa alla ricerca: entità dei fondi destinati rasentano il
ridicolo così come lo stipendio ai ricercatori con un rapporto di lavoro sempre
precario; avversa ai giovani: si parla sempre di immigrazione, pur senza mai
elaborare un piano che esca dallo stato emergenziale, ma mai dell’emigrazione
dei nostri giovani verso paesi dove trovano più stabilità e stipendi adeguati;
avversa alle donne: parità solo a parole, salario inferiore a quello dei
maschi, gravidanza ancora considerata una colpa dai datori di lavoro nel mentre
ci si lamenta del calo demografico; avversa al Sud, si parla spesso del divario
crescente tra Nord e Sud ma mai si prende in seria considerazione, per esempio,
la carenza infrastrutturale del meridione se non sbandierando periodicamente il
mitico ponte sullo stretto di Messina. Qualcuno spieghi agli elettori il
perché, secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico
negli ultimi trenta anni in Italia gli stipendi sono diminuiti 3% mentre in
Francia e Germania sono cresciuti di un terzo, in Svezia del 67%, in Danimarca
del 40%. Si spieghi perché e per quale inestricabile arcano solo in Italia gli
stipendi diminuiscono mentre aumentano altrove. E si spieghino anche i motivi
della crescita del numero delle persone che vivono nella povertà assoluta e
anche di quelle che versano appena sopra la soglia della sopravvivenza.
Si potrebbe continuare parlando di clima,
calo demografico, sanità, energia, agricoltura, avversione al reddito di
cittadinanza (cosa prevede la famigerata agenda Draghi in proposito è noto) e
anche al salario minimo. Non una parola sulle tante, troppe morti sul lavoro. Non
occorre scomodare Tiresia per ipotizzare che l’assenza di riferimenti politici,
conduce le classi sociali meno abbienti verso l’astensionismo o, peggio, tra le
braccia della destra.
Partiti balzati dal 4-4% al 15 e al 24%. Matteo Salvini e Giorgia Meloni derisi e sbeffeggiati un giorno si e l’altro pure dai presuntuosi dirigenti del centrosinistra hanno saputo dare indicazioni, parole d’ordine (condivisi sibili o no) chiare e precise al proprio elettorato a differenza delle fumosità della controparte colpevole di non avere una propria piattaforma politica da offrire al proprio elettorato. Ma quali strati sociali formano oggi l’elettorato del cosiddetto centrosinistra? Non certo le fasce sociali che formavano quello che una volta veniva definito Proletariato vista la stella polare di quell’area politica è la famigerata agenda Draghi, non una piattaforma politica o un pensiero strutturato di sinistra che, ad occhio, sarebbe in antitesi con il pensiero liberista. Se questo è, ed è proprio questo, si può affermare che vaste fasce sociali non sono da tempo rappresentate in parlamento; si aggiunga lo scarsissimo coraggio dimostrato da chi si richiama alla sinistra ma fa molta fatica a distinguersi dal Partito Democratico, ormai divenuto soggetto centrista, e il gioco per i partiti della destra è fatto. Attenzione, io ritengo indispensabile l’alleanza con il Pd ma la sinistra non ne può assecondare pedissequamente le sue trasformazioni in senso liberista, non può accettare alleanze che si fanno e si disfano un giorno si e l’altro pure, non può accettare veti. Qualcuno dovrebbe spiegare bene perché mai un elettore di sinistra dovrebbe sentirsi rappresentato da un agglomerato politico dove spiccano Cottarelli, Di Maio, Casini, Tabacci, Lorenzin, mogli o mariti vari tutti insieme appassionatamente a sventolare entusiasticamente l’agenda Draghi. Qualcuno deve spiegare quali sono i criteri alla base della formazione delle liste dei candidati. Qualcuno deve spiegare chi e come formula il programma elettorale. Qualcuno deve spiegare come avviene la selezione dei gruppi dirigenti. Qualcuno deve spiegare se esiste ancora un livello politico nei partiti o se ogni decisione è demandata ai rappresentanti nelle istituzioni. Occorre chiarire, in sostanza, se esistono ancora i partiti o se essi sono diventati crocevia di gruppi di potere, di lobbies, di caste.
Da sottolineare anche che l’attuale quadro politico è frutto di dodici anni quasi ininterrotti di governi con la partecipazione del Partito democratico: Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte 2, Draghi. Di chi la colpa, quindi, di un quadro politico desolante? Non sembra strano dire “aumenteremo gli stipendi agli insegnanti” o “daremo uno stipendio in più ai lavoratori” o anche “Dobbiamo fissare obiettivi climatici realistici ma ambiziosi, mettendo in campo strumenti capaci di garantire una transizione socialmente equa e di rafforzare l’innovazione e la competitività della nostra industria”, non sembra un po' demagogico affermarlo dopo tanti anni di governo? Perché non è stato fatto quello che promettete adesso? Non è paradossale accorgersi solo adesso della degli stipendi inadeguati, degli insegnanti meno retribuiti d’Europa e della necessità impellente di una politica energetica?
Astensionismo.
Questo argomento, oltre le frasi di rito, non interessa nessuno giacché nessuno
da molti anni ha mai fatto una sera analisi del voto, anzi. Ci sono stati
segretari del Pd che hanno esultato di fronte a vittorie con affluenze
inferiori al 50%. Ricordo un 40% alle regionali dell’Emilia Romagna (EMILIA
ROMAGMA!!!) in occasione del primo mandato a Bonaccini, lo stesso vanesio che
avoca a suoi meriti esclusivi la seconda vittoria dimenticando di dire che
senza la mobilitazione spontanea delle sardine avrebbe perso di brutto. Ricordo
una simile affluenza in Sicilia in occasione della vittoria di Crocetta. Ricordo
esultare l’attuale segretario di fronte a un 36% e una vittoria raggiunta con
una coalizione comprendente tra gli altri anche i 5 stelle alle suppletive di ottobre del 2021 a Siena
(SIENA) dove era candidato per un seggio parlamentare (poltrona?). Nessuna
analisi su una simile misera affluenza ma toni trionfalistici: «Risultato
straordinario, la destra è battibile», «Siamo tornati in sintonia con il paese,
è il risultato più importante del risultato di questo voto. Lo dimostrano i
risultati di tutti i grandi comuni e metropoli. La volta scorsa al primo turno
non ottenemmo nessuna vittoria. É straordinario vedere il risultato di Napoli,
Bologna e Milano. Si vince se si allarga la coalizione e se ci si allarga oltre
il Pd», appunto!!! Il segretario, quindi, esulta per il risultato ottenuto alle
amministrative del 2021 dal suo partito: “siamo il primo partito”, afferma. Non
dice che il Pd è il primo partito con un misero 9% su scala nazionale. Non dice
che il 9% de 50% dell’elettorato che ha espresso il proprio voto rappresenta il
4,5% dell’intera platea avente diritto. Un partito si può accontentare di tale
miseria? I propri dirigenti possono esultare di fronte a tale fallimento della
loro azione politica?
Se i cittadini si allontanano dalla politica
la colpa non può essere che dei soggetti politici!
Vedremo il 25 settembre se è la destra è
ancora battibile, vedremo se la coalizione messa in campo sarà sufficientemente
forte per battere la destra, vedremo quanto peserà il “fascino” dell’agenda Draghi, vedremo se
l’astensionismo sarà diminuito.
Ma d’altre parte nel Pd gli
approfondimenti pare siano banditi: nessuna riflessione dopo la catastrofe
referendaria condotta da Renzi, nessuna riflessione dopo l’azzeramento della
struttura partito sempre da parte di Renzi, nessuna riflessione dopo lo strappo
di coloro che hanno dato vita a Italia Viva, non si è battuto ciglio sulla
manovra di palazzo di Renzi che ha fatto cadere il governo Conte 2, nessuna
azione per neutralizzare i renziani rimasti nel partito (in parlamento per lo
più) a condizionarne le scelte, non un cenno di imarazzo in occasione delle
dimissioni del segretario Zingaretti sottolineate con parole di fuoco: «Nel
partito si parla solo di poltrone, mi vergogno». Nessuna azione da parte dello
stesso Zingaretti, rimasto senza fare una piega nelle fila del partito.
C’è da chiedersi che cosa deve accadere
perché in quell’agglomerato, ormai lontanissimo dall’essere riferimento della
tradizione della sinistra italiana, si possa registrare un sussulto di rigore
morale, un moto d’orgoglio, una qualche tensione ideale.
Legge
elettorale. Una legge elettorale ignobile, cosiddetta
rosatellum dal nome del suo relatore Ettore Rosato, allora capogruppo del PD, voluta
fortemente dallo stesso partito e votata da Lega e Forza Italia, assieme
all’improvvido taglio dei parlamentari, voluto dai 5 stelle a guida Di Maio e
sostenuto dal PD ci consegnerà, a scorrere le liste dei candidati, un
parlamento dei peggiori voltagabbana, delle peggiori facce di bronzo, di
qualunquisti di professione, gli opportunisti della poltrona e i liberisti snob
travestiti da filantropi capaci di mostrare finanche comprensione (senza andare
oltre) per i lavoratori licenziati con un sms o solidarietà nei talk show. Non
sempre la stessa comprensione è manifestata verso coloro che si permettono di
scioperare, che manifestano, che lottano anche duramente (Che roba contessa all'industria di Aldo, han fatto uno sciopero quei
quattro ignoranti, volevano avere i salari aumentati, dicevano pensi, di essere
sfruttati).
Non era difficile prevedere chi un
numero inferiore di parlamentari (e le liste bloccate) avrebbe abbassato
ulteriormente il livello qualitativo del parlamento.
In
conclusione. Sono lontano anni luce dalla destra ma
se vincerà di certo la colpa non sarà degli elettori! Nonostante un panorama degradato
anche questa volta mi recherò a votare giacché la politica mi scorre nelle vene
fin dalla tenera età e il voto lo considero un diritto conquistato sulle colline
e nelle città da giovani donne e giovani uomini che con la guerra partigiana
restituirono dignità al nostro Paese. Ma devo anche ammettere che la Politica,
per come io la concepisco, è estranea allo scempio provocato e rappresentato
dalle mezze calzette assurte a ruolo di leader. Nel deporre la mia scheda
nell’urna, questa volta non esprimerò un voto “utile” o “meno peggio” ma lo
farò scegliendo chi più si avvicina alla tradizione della sinistra italiana.