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7 giugno 2015

La danza macabra - Johann Wolfgang von Goethe

Botticelli - La derelitta

La danza macabra - Johann Wolfgang von Goethe

Il campanaro, lui a mezzanotte
sulla fila di tombe china lo sguardo:
la luna ha diffuso dovunque il chiarore,
è come se fosse giorno nel camposanto.
Si muove una tomba, e poi un'altra:
ne vengono fuori, una donna, ecco, un uomo,
in candidi e lunghi sudari.
Si stira i malleoli - vogliono divertirsi
subito - per il girotondo quella brigata
di poveri e di giovani, di vecchi e di ricchi;
ma gli strascichi sono di inciampo alla danza,
e poiché qui il pudore non ha niente da fare
tutti si scuotono: sparse
giacciono sui tumuli le camiciole.
Ora il femore salta, la gamba si scrolla,
si dànno contorte movenze, e frammezzo
ogni tanto si scricchia e si crocchia,
come se le bacchette battessero il tempo.
Per il campanaro la scena è così comica!
E il tentatore, il burlone, gli mormora:
Vai a prenderti uno dei lenzuoli!
Detto fatto! E lui in fretta si rifugia
dietro porte consacrate.
Limpido è sempre il chiarore della luna
sulla danza che fa raccapriccio.
Ma alfine si dilegua uno dopo l'altro,
se ne va ravvolto nel suo sudario,
ed ecco, è sotto la zolla erbosa.
In coda sgambetta e inciampa uno soltanto
e brancola vicino alle tombe e le aggraffa;
ma la grave offesa non è di un compagno,
lui fiuta il panno per aria.
Lo ricaccia la porta della torre, che scuote,
adorna e benedetta, per la buona sorte
del campanaro: riluce di croci metalliche.
Deve avere la camicia, e non si ferma,
pensarci a lungo non è necessario;
ora l'omiciattolo il fregio gotico afferra
e s'arrampica di pinnacolo in pinnacolo.
Per il poveretto, per il campanaro, è finita!
Lui s'inerpica, di voluta in voluta,
simile a un ragno dalle lunghe zampe.
Il campanaro sbianca, il campanaro trema,
ora vorrebbe rendergli il lenzuolo.
Adesso - per lui è l'ora estrema -
un uncino di ferro aggranfia l'orlo.
Si dilegua la luce, s'intorbida la luna,
la campana tuona un possente tocco dell'una,
e lo scheletro in basso si sfracella.

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