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10 giugno 2015

Walking araund – Pablo Neruda

Il Banchetto alla casa di Simone - Bernardo Strozzi
Walking araund – Pablo Neruda


Succede che mi sento stanco di essere uomo.
Succede che entro nelle sartorie e nei cinematografi
avvizzito, impenetrabile, come un cigno di feltro
che navighi in un'acqua di origini di cenere.

L'odore delle barberie mi fa piangere gridando.
Voglio solo un riposo di pietre o di lana,
voglio solo non vedere stabilimenti né giardini,
né mercanzie, né occhiali, né ascensori.

Succede che mi stanco dei miei piedi e delle mie unghie,
dei miei capelli e delle mia ombra.
Succede che mi stanco di essere uomo.

Tuttavia, sarebbe delizioso
spaventare un notaio con un giglio reciso
o dar morte a una monaca con un colpo d'orecchio.
Bello sarebbe
andare per le strade con un coltello verde,
lanciando grida fino a morire di freddo.

Non voglio continuare ad essere radice nelle tenebre,
vacillante, disteso, tremante di sonno,
verso il basso, nei muri bagnati della terra,
assorbendo e pensando, mangiando ogni giorno.

Non voglio per me tante disgrazie.
Non voglio continuare ad essere radice e tomba,
sotterraneo solo, cantina di morti,
intirizzito, morendo di pena.

Per questo il giorno lunedì arde come il petrolio
quando mi vede giungere col mio volto di carcere,
e ulula nel suo corso come una ruota ferita,
e muove passi di sangue caldo verso la notte.

E mi spinge in certi angoli, in certe case umide,
in ospedali dove le ossa escono dalla finestra,
in certe calzolerie con l'odore d'aceto,
in strade spaventose come fenditure.

Vi sono uccelli color di zolfo e orribili intestini
che pendono dalle porte delle case che odio,
vi son dentiere dimenticate in una caffetteria,
vi sono specchi
che avrebbero dovuto piangere di vergogna e di spavento,
vi sono ombrelli in ogni luogo, e veleni, e ombelichi.

Io passeggio con calma, con occhi, con scarpe,
con furia, con oblio,
passo attraverso uffici e negozi di ortopedia,
e cortili dove c'è biancheria appesa a un fil di ferro:
mutande, asciugamani e camicie che piangono
lente lacrime sporche.

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