Broadway - Vladimir Majakovskij
L'asfalto è vetro.
Cammino e tintinno.
Alberi e fili d'erba
ben rasati.
Da sud a nord
vanno le avenues
da est a ovest le streets.
E in mezzo -
(dove il costruttore le ha portate) -
le case di impossibile lunghezza.
Alcune lunghe fino alla luna,
altre fino alle stelle.
Gli yankee sono pigri
a far andare le suole:
è più semplice e rapido l'ascensore.
Alle sette è il flusso umano
alle diciassette il riflusso.
Stridono i congegni,
un rumore infernale,
e nel chiasso la gente non dice una parola,
ma più lenta mastica il suo chewing gum
solo per lanciare un make money.
Una mamma dà il seno al bambino.
Il bambino, col naso che cola,
al serio business è tutto intento:
non un seno, ma un dollaro pare che succhi.
È finito il lavoro.
Avvolgi il corpo nell'incessante vento elettrico.
Se vuoi andare sotterra prendi il subway,
per il cielo c'è l'elevated
I vagoni viaggiano alti come fumo,
si sfregano ai calcagni delle case,
cacciano la coda sul ponte di Brooklyn
e la nascondono negli antri sotto l'Hudson.
Sei assonnato, abbagliato.
E dalla tenebra come un tamburo,
ti batte sulle tempie:
"Coffee Maxweli good to the last drop".
E quando le luci commciano a scavare la notte,
beh, non esagero, è tutto un bagliore!
Guardi a sinistra: mammina mia!
A destra: madre mia, mammina!
Che spettacolo per gli amici di Mosca.
A vederne la fine un giorno non basta.
Questa è New York.
Questa è Broadway.
How do you do!
Della città di New York
sono entusiasta,ma non mi strappo
il berretto dalla testà.
I sovietici hanno di che essere fieri:
noi i borghesi li guardiamo dall'alto.
Vladimir Majakowskij
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