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7 settembre 2015

Popolo - Marcel Martinet

Popolo - Marcel Martinet

Popolo, popolo, eppure tu sei stato
che hai creato le tue grandi giornate,
selvagge e crudeli anch'esse,
sozze di fango e intrise di sangue,
ma giornate tue, o popolo schiavo
che suella pelle tastavi la piaga
della catena e del collare,
e sentivi chiamare a raccolta i ventri affamati
dei tuoi piccini e delle donne tue...

Tu sei stato, o popolo. E oggi
impacciato dalla tua bandiera rossa
tu vai dietro ai tuoi buoni amici, ai ricchi,
in mezzo al fango ed al sangue;
pieno di odio contro te stesso,
pieno di sprezzo e di ingiurie;
il povero in armi contro il povero,
il fratello contro il fratello,
oggi sei tu che con gioia ti uccidi,
ebro di delitto, ebro di oblio.

Si, eri tu, popolo poco fa.
-La tua fede? La fierezza? La rivolta?
Cose vecchie. Parole, parole!
Ma vestire, con la fede del padrone,
la sua livrea e il numero suo,
essere fioeridi essere dei servi
di grande casa e di vecchia nobiltà,
dei cani di due mute rivali,
l'una aizzata contro l'altra,
ecco una cosa lusinghiera, ecco una cosa nuova.

Oh! popolo, ti han tradito i tuoi capi!
-Avevi tu dunque bisogno dei capi?
La servitù, la miseria, gli oltraggi,
tutto ciò non bastava?
No, non bastava popolo vile.
E' oggi il fango ed il sangue:
oggi, dal fondo del tuo caldo giaciglio
dov'è si dolce obliare,
ti seglierai tu, popolo,
popolo delle antiche giornate?

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