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18 dicembre 2015

La Nube, Daloghi con Leucò - Cesare Pavese

Rubens - Issione ingannata da Giunone
La Nube, Daloghi con Leucò - Cesare Pavese

Che Issione finisse nel Tartaro per la sua audacia, è probabile. Falso invece che generasse i Centauri dalle nuvole. Costoro erano già un popolo al tempo delle nozze di suo figlio. Lapiti e Centauri escono da quel mondo titanico in cui era consentito alle creature più diverse di mischiarsi, e spesseggiavano quei mostri contro i quali l’Olimpo sarà poi implacabile.

(Parlano la Nube e Issione).

LA NUBE C’è una legge, Issione, cui bisogna ubbidire.
ISSIONE Quassù la legge non arriva, Nefele. Qui la legge è il nevaio, la bufera, la tenebra. E quando viene i giorno chiaro e tu ti accosti leggera alla rupe, è troppo bello per pensarci ancora.
LA NUBE C’è una legge, Issione, che prima non c’era. Le nubi le aduna una mano più forte.
ISSIONE Qui non arriva nessuna mano. Tu stessa, adesso che è sereno, ridi. E anche quando il cielo s’oscura e urla il vento, che importa la mano che ci sbatte come gocciole? Accadeva già ai tempi che non c’era padrone. Nulla è mutato sopra i monti. Noi siamo avvezzi a tutto questo.
LA NUBE Molte cose sono mutate sui monti. Lo sa il Pelio, lo sa l’Ossa e l’Olimpo. Lo sanno monti più selvaggi ancora.
ISSIONE E cosa è mutato, Nefele, sui monti?
LA NUBE Né il sole né l’acqua, Issione. La sorte dell’uomo, è mutata. Ci sono dei mostri. Un limite è posto a voi uomini. L’acqua, il vento, la rupe e la nuvola non sono più cosa vostra, non potete più stringerli a voi generando e vivendo. Altre mani ormai tengono il mondo. C’è una legge, Issione.
ISSIONE Quale legge?
LA NUBE Già lo sai. La tua sorte, il limite…
ISSIONE La mia sorte l’ho in pugno, Nefele. Che cosa è mutato? Questi nuovi padroni posson forse impedirmi di scagliare un macigno per gioco? o di scendere nella pianura e spezzare la schiena a un nemico? Saranno loro più terribili della stanchezza e della morte?
LA NUBE Non è questo, Issione. Tutto ciò lo puoi fare e altro ancora. Ma non puoi più mischiarti a noialtre, le ninfe delle polle e dei monti, alle figlie del vento, alle dee della terra. È mutato il destino.
ISSIONE Non puoi più… Che vuol dire, Nefele?
LA NUBE Vuol dire che, volendo far questo, faresti invece delle cose terribili. Come chi, per accarezzare un compagno, lo strozzasse o ne venisse strozzato.
ISSIONE Non capisco. Non verrai più sulla montagna? Hai paura di me?
LA NUBE Verrò sulla montagna e dovunque. Tu non puoi farmi nulla, Issione. Non puoi far nulla contro l’acqua e contro il vento. Ma devi chinare la testa. Solamente così salverai la tua sorte.
ISSIONE Tu hai paura, Nefele.
LA NUBE Ho paura. Ho veduto le cime dei monti. Ma non per me, Issione. Io non posso patire. Ho paura per voi che non siete che uomini. Questi monti che un tempo correvate da padroni, queste creature nostre e tue generate in libertà, ora tremano a un cenno. Siamo tutti asserviti a una mano più forte. I figli dell’acqua e del vento, i centauri, si nascondono in fondo alle forre. Sanno di essere mostri.
ISSIONE Chi lo dice?
LA NUBE Non sfidare la mano, Issione. È la sorte. Ne ho veduti di audaci più di loro e di te precipitare dalla rupe e non morire. Capiscimi, Issione. La morte ch’era il vostro coraggio, può esservi tolta come un bene. Lo sai questo?
ISSIONE Me l’hai detto altre volte. Che importa? Vivremo di più.
LA NUBE Tu giochi e non conosci gli immortali.
ISSIONE Vorrei conoscerli, Nefele.
LA NUBE Issione, tu credi sian presenze come noi, come la Notte, la Terra o il vecchio Pan. Tu sei giovane, Issione, ma sei nato sotto il vecchio destino. Per te non esistono mostri ma soltanto compagni. Per te la morte è una cosa che accade, come il giorno e la notte. Tu sei uno di noi, Issione. Tu sei tutto nel gesto che fai. Ma per loro, gli immortali, i tuoi gesti hanno un senso che si prolunga. Essi tastano tutto da lontano con gli occhi, le narici, le labbra. Sonno immortali e non san vivere da soli. Quello che tu compi o non compi, quel che dici, che cerchi – tutto a loro contenta o dispiace. E se tu li disgusti – se per errore li disturbi nel loro Olimpo – ti piombano addosso, e ti danno la morte – quella morte che loro conoscono, ch’è un amaro sapore che dura e si sente.
ISSIONE Dunque si può ancora morire.
LA NUBE No, Issione. Faranno di te come un’ombra, ma un’ombra che rivuole la vita e non muore mai più.
ISSIONE Tu li hai veduti questi dèi?
LA NUBE Li ho veduti… O Issione, non sai quel che chiedi.
ISSIONE Anch’io ne ho veduti, Nefele. Non sono terribili.
LA NUBE Lo sapevo. La tua sorte è segnata. Chi hai visto?
ISSIONE Come posso saperlo? Era un giovane, che attraversava la foresta a piedi nudi. Mi passò accanto e non mi disse una parola. Po davanti a una rupe scomparve. Lo cercai a lungo per chiedergli chi era – lo stupore mi aveva inchiodato. Sembrava fatto della stessa carne tua.
LA NUBE hai veduto lui solo?
ISSIONE poi in sogno l’ho rivisto con le dee. E miparve di stare con loro, di parlare e di ridere con loro. E mi dicevano le cose che tu dici, senza paura, senza tremare come te. Parlammo insieme del destino e della morte. Parlammo dell’Olimpo, ridemmo dei ridicoli mostri…
LA NUBE O Issione, Issione, la tua sorte è segnata. Adesso sai cos’è mutato sopra i monti. E anche tu sei mutato. E credi di essere qualcosa più di un uomo.
ISSIONE Ti dico, Nefele, che tu sei come loro. Perché, almeno in sogno, non dovrebbero piacermi?
LA NUBE Folle, non puoi fermarti ai sogni. Salirai fino a loro. Farai qualcosa di terribile. Poi verrà quella morte.
ISSIONE Dimmi i nomi di tutte le dee.
LA NUBE Lo vedi che il sogno non ti basta già più? E che credi al tuo sogno come fosse reale? Io ti supplico, Issione, non salire sulla vetta. Pensa ai mostri e ai castighi. Altro da loro non può uscire.
ISSIONE Ho fatto ancora un altro sogno questa notte. C’eri anche tu, Nefele. Combattevamo coi Centauri. Avevo un figlio ch’era figlio di una dea, non so quale. E mi pareva quel giovane che attraversò la foresta. Era più forte anche di me, Nefele. I centauri fuggirono, e la montagna fu nostra. Tu ridevi, Nefele. Vedi che anche nel sogno, la mia sorte è accettabile.
LA NUBE La tua sorte è segnata. Non si sollevano impunemente gli occhi a una dea.
ISSIONE Nemmeno a quella della quercia, la signora delle cime?
LA NUBE L’una o l’altra, Issione, non importa. Ma non temere. Starò con te fino alla fine.

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