Venezia
da "Le città invisibili - Italo Calvino
-D’ora in avanti sarò io a descrivere le città, –
aveva detto il Kan. – Tu nei tuoi viaggi verificherai se esistono. Ma le città
visitate da Marco Polo erano sempre diverse da quelle pensate dall’imperatore.
– Eppure io ho costruito nella mia mente un modello di
città da cui dedurre tutte le città possibili, – disse Kublai. – Esso racchiude
tutto quello che risponde alla norma. Siccome le città che esistono
s’allontanano in vario grado dalla norma, mi basta prevedere le eccezioni alla
norma e calcolarne le combinazioni più probabili.
– Anch’io ho pensato un modello di città da cui deduco
tutte le altre, – rispose Marco. – È una città fatta solo d’eccezioni,
preclusioni, contraddizioni, incongruenze, controsensi. Se una città così è
quanto c’è di più improbabile, diminuendo il numero degli elementi abnormi si
accrescono le probabilità che la città ci sia veramente. Dunque basta che io
sottragga eccezioni al mio modello, e in qualsiasi ordine proceda arriverò a
trovarmi davanti una delle città che, pur sempre in via d’eccezione, esistono.
Ma non possono spingere la mia operazione oltre un certo limite: otterrei delle
città troppo verosimili per essere vere.
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