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8 dicembre 2016

Maria Luisa Vezzali - Il sorriso nero

Photography Corinne Day, Kate Moss
Maria Luisa Vezzali - Il sorriso nero
                                                               a Maria


c’è un sole pallido di biancospino
ma sulla pelle non si sente il gelo
luce glaciale la trasforma in specchio
come a spiegare l’ansa del respiro

non sono più una torre bianca
che il lampo squarci dalla feritoia
non sono più fermata obbligatoria
alla stazione di Ferrara

né la padrona del cinema a Bengasi
piuttosto qualche stanza al primo piano
sul lato lungo del cortile
se l’interno è in disordine è perché

non c’è più obbligo alla saggezza
è per quell’affastellarsi di cose
senza gerarchia tutto uguale cura
affetto distratto leggero

come quando si sa che viene presto partire
porto del canto che non ha più oggetto
*

la finestra di sala è sempre aperta
non ho più niente da tenere fuori
e la luce mi serve a rammendare
a riconoscere le facce

nelle fotografie così lontane
a non restare abbacinata
da quell’avvicinarsi
arso termine di tutti i rancori

rammentare dovrei almeno i nomi
della gente in sosta nelle cornici
ma nell’orecchio ho piuttosto le voci
che cantavano presto alla mattina

roteano i nomi lungo le pareti
al centro della sala fermo un tavolo
nero lucido come le scarpe di tuo nonno
quando usciva a cercare la spagnola

le lucidavo al davanzale
ancora dodici anni fa l’ultima volta
*
occhi azzurri la mia sola eredità
insieme a quell’anello che non togli
e porti al medio di fianco alla fede
sigillo d’altra segreta fedeltà

quel poco che ho sognato
fiocca tra i pollini nel raggio
tre figli quattro con i piani abortiti
cinque con i miei cappelli della festa

e l’illusione che la mia bellezza
sarebbe pur servita a qualcosa
a qualcuno alla grandine di riso
traboccata nera al lato del petto

occhi azzurri non un lascito da niente
se è anche grazie a me che ti hanno amato
*

c’è chi ama con violenza
per bisogno o dovere
e c’è chi ama andandosene
ma tu mi hai amato giocando

a briscola con me di pomeriggio
mentre tutto di fuori urlava
sui rami dei castagni
e nel cortiletto ai fili dell’enel

si impigliavano le note delle radio
serravi allora la finestra
davi le carte lentamente
e una partita ogni tre

lasciavi che vincessi
per tentarmi a sorridere
reciproco segreto
sul lucido del tavolo

rovesciato nero riflesso
ma pur sempre sorriso

dicembre 2007

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