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2 marzo 2017

I Mille – Enzo Montano


I Mille – Enzo Montano

                    
Il pretesto è bello, la Patria, la Legge, la prima è una puttana,
                     la seconda peggio ancora. E Patria e Legge hanno diritti e non
                    doveri e vogliono il sangue dei figli della miseria. Ma vi è forse

                    una legge eguale per tutti? Non dirmi ciò, non parlare di questo
                    gigante mostruoso, poiché conosco che la legge leale non è mai
                    esistita, né esisterà fin tanto che Iddio non ci sterminerà tutti.

                    Carmine Crocco


Fucili ad avancarica, carabine
e ben tre cannoni squinternati.
Salpano i mille a bordo dei piroscafi
disponibili dopo un furto concordato,
avanzano gli eroi spinti da vapore e patriottismo,
Lombardo e Piemonte solcano il mar Tirreno
sulla rotta di Carlo Pisacane
verso i barbari affamati del meridione,
dove neppure cristo si è spinto oltre dopo Eboli.
Avvocati, medici, farmacisti, ingegneri,
possidenti, artigiani, commercianti
e anche la moglie di Crispi.
Undici anni il più giovane,
tredici il primo a trovare la morte.

Mossero i baldi guerriglieri
contro la flotta più potente del mediterraneo,
di uno stato florido e sovrano,
dopo peripezie rocambolesche
fino a sfiorare il tragicomico,
gli “eroi” romantici patrioti e mercenari
sbarcarono a Marsala nel sonno collettivo.

Gli “eroi” romantici patrioti e mercenari
diedero l’avvio all’ennesimo inganno della storia.

Leva della truffa furono i liberali siciliani
Alleati dei Borbone fino al tradimento,
con i piemontesi, la mafia ed i massoni dopo,
ma sempre coi potenti contro gli straccioni.
La lotta per il cibo e per le terre un fastidio della storia,
gli ultimi e la miseria ancora uno strumento
degli affabulatori sapienti illusionisti del potere.
Fedeltà al liberatore patriota al soldo degli inglesi,
stragi di contadini a Bronte, uccisi prima dalla fame nera
poi da inganni e delusioni,
infine fucilati dagli stranieri del nord.
A nessuno di quegli ultimi l’onore
di una piazza, una via, un vicolo o uno slargo;
statue, busti, piazze e pagine di libri
per i sanguinari con la camicia finto rosso:
Cialdini, Bixio, Farini e il loro capo mercenario
dai capelli lunghi e dall’orecchio mozzo.
Loro gli eroi, fulgidi esempi dell’Unità,
Crocco, Ninco Nanco, Coppolone e Chitaridd
criminali e vergogna della storia.

Dopo lo sbarco portentoso a Marsala
e la risalita inesorabile lungo la penisola,
dieci anni e un esercito immane schierato
contro gli italiani portarono la pace
sulle affilate baionette: saccheggi, rappresaglie,
devastazioni, donne stuprate e teste
di uomini mozzate in cima ai pali.
Un vero genocidio del popolo del sud
In nome della storia dei potenti;
mai un barlume di memoria per i diseredati.
Per chi questa incomprensibile Unità?
Non per il popolo d’Irpinia e Sannio,
non per la gente di Lucania o della Puglia,
nemmeno per i contadini calabresi,
abruzzesi o di Terra di Lavoro.

Quelli erano briganti e criminali.
Anche a me piace essere brigante.

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