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10 aprile 2017

Controra – Enzo Montano



Controra – Enzo Montano

Cento sono soli appesi,
al centro della volta blu cobalto,
che picchiano le tegole
delle lammie in fila,
i muri bianco calce
riflettono bagliori abbacinanti.
L’aria immobile è rovente
nelle ore dell’estate
quando il sole accenna
la discesa dallo Zenit,
le ombre sono supposizioni,
i cento soli infuocano il respiro
e seccano narici e gola;
gli scurini sono socchiusi
le vie sono deserte, e il silenzio
è una parola d’ordine.

Il refrigerio è nella
penombra della case:
granite di caffè
orzata e tamarindo
mentre le palpebre si chiudono.

Gli olivi e i fichi
non stormiscono
le foglie degli eucalipti
sono immobili lame
taglienti appese ai rami.
Dietro le tendine
donne tristi e nere
bisbigliano a sé stesse
mentre affilano le forbici.

Tutto tace, tutto è fermo,
nulla accade …

Ma i temerari,
sfidano le fiamme e i sortilegi,
rompono l’ozio e il coprifuoco.

Cantano le cicale senza sosta,
il canto monotono alla vita
preludio della veloce morte;
e proprio quando le cicale cantano
escono le Ninfe e Pan,
escono Ippocentauro ed Artemide,
ed esce anche Keteb il demone:
gli incauti, allucinati dal primo
meriggio, sono loro prede.

In quelle ore si libera la mente
e muta la realtà in miraggio:
si consumano amori e tradimenti,
si pianificano gli inganni,
si incontrano gli amanti,
si concorda il tradimento
e se ne stabilisce il prezzo,
ogni complotto prende la sua forma.

Sotto il ventilatore a pale
inutilmente appeso al soffitto
del piccolo bar della stretta via
due tavolini con due coppie:
l’imprenditore incontra
Il potente ed offre birra Raffo
e cocktail Sanpellegrino,
parlano in silenzio
soppesando le parole
sui palmi delle mani;
all’altro tavolino,
quasi nascosto, in fondo,
lo strozzino del paese
ostenta una gassosa
al disperato che ha di fronte,
lo guarda noncurante
mentre sentenzia la grandezza
della sua disperazione.
Poco lontano una bella donna
con labbra rosse e gli occhi neri
passa veloce senza voltarsi,
bussa a una porta e poi scompare.
Sotto una piccola finestra
c’è un giovanotto ansioso
con una rosa tra le mani,
guarda fisso e attende un cenno
sotto il sole che arde nel cranio.

Tutto tace, tutto è fermo,
tutto è nascosto dietro il
velo spesso della controra.
Il sole s’incammina
lentamente verso ponente,
diventano oblique le ombre…

La magia finisce!

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