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26 gennaio 2015

Il Ritorno di Lilith - Joumana Haddad

Il Ritorno di Lilith - Joumana Haddad

Io sono Lilith, la dea delle due notti che ritorna dall'esilio.

Io sono Lilith, la donna-destino. Nessun maschio le è mai
sfuggito e nessun maschio desidera sfuggirle.

Io sono le due lune Lilith. Quella nera è completata dalla
bianca, perché la mia purezza è la scintilla della sua deprava-
zione, e la mia astinenza l'inizio del possibile. Io sono
la donna-paradiso che cadde dal paradiso, e sono la caduta-
paradiso.

Io sono la vergine, viso invisibile della scostumatezza,
la madre-amante e la donna-uomo. La notte perché sono il
giorno, il lato destro perché sono il lato sinistro, e il Sud per-
ché sono il Nord.

Io sono Lilith dai candidi seni. Irresistibile è il mio fascino
perché i miei capelli sono corvini e lunghi, e di miele sono i
miei occhi. La leggenda narra fui creata dalla terra per
essere la prima donna di Adamo, ma io non mi sono sotto-
messa.

Io sono la donna-banchetto e gli invitati al banchetto. Stre-
ga alata della notte è il mio soprannome, e dea della tenta-
zione e del desiderio. Mi hanno definita signora del piacere
gratuito e della masturbazione, e sono stata affrancata dalla
condizione di madre affinché io sia l'immortale destino.

Io sono Lilith che ritorna dalla cella del candido oblio, leo-
nessa del signore e dea delle due notti. Raccolgo ciò che non
può essere raccolto nel mio calice da cui bevo perché sono
la sacerdotessa e il tempio. Consumo tutte le ebbrezze affinché
non si creda che io mi possa dissetare. Io mi faccio l'amore
e mi riproduco per creare un popolo del mio lignaggio, poi uc-
cido i miei amanti per lasciare spazio a coloro che non mi
hanno ancora conosciuta.

Ritorno dalla cella del candido oblio per coloro che non
mi hanno ancora conosciuta, per lasciare spazio ritorno af-
finché non si creda che io mi possa dissetare, dal biancore
dell'oblio per assediare la vita e affinché il numero aumenti,
per uccidere i miei amanti io ritorno.

Io sono Lilith, la donna-foresta. Non ho subito attese au-
gurabili ma ho subito i leoni e le pure specie di mostri. Fe-
condo tutti i miei fianchi per tessere il racconto. Raccolgo le
voci nelle mie viscere perché il numero degli schiavi sia al
completo. Mi nutro del mio corpo perché non mi si creda af-
famata e mi disseto con la mia acqua per non patire mai la
sete. Le mie trecce sono lunghe per l'inverno, e le mie valigie
non hanno fondo. Nulla mi soddisfa nulla mi sazia, ed ecco
che ritorno per essere la regina degli smarriti nel mondo.

Io sono la guardiana del pozzo e il punto di incontro degli
opposti. I baci sul mio corpo sono le piaghe di quanti lo ten-
tarono. Dal flauto delle due cosce sale il mio canto, e dal mio
canto la maledizione si diffonde come acqua sulla terra.

Io sono Lilith, la leonessa seduttrice. Mano di ogni serva,
finestra di ogni vergine. Angelo della caduta e coscienza del
sonno leggero. Figlia di Dalila, di Maia Maddalena e delle
sette fate. Nessun antidoto alla mia dannazione. Dalla mia
lussuria s'innalzano le montagne e sgorgano i fiumi. Ritorno
per travolgere con i miei flutti il velo del pudore, e per asciu-
gare le piaghe della mancanza con la fragranza della depra-
vazione.

Dal flauto delle due cosce si eleva il mio canto
e dalla mia lussuria sgorgano i fiumi.
Come non potrebbero esserci maree
ogni volta che tra le mie labbra verticali brilla un sorriso?

Perché io sono la prima e l'ultima
la cortigiana vergine
la concupita temuta
l'adorata disprezzata
e la velata nuda,
perché sono la maledizione di ciò che precede,
il peccato scomparso dai deserti
quando abbandonai Adamo.
Egli errò qui e là, infranse la sua perfezione.
Io lo feci discendere sulla terra e accesi per lui
il fiore del fico.

Io sono Lilith, il segreto delle dita che insistono. Scavo il sen-
tiero, divulgo i sogni, fendo le città del maschio col mio dilu-
vio. Non riunisco coppie di ogni specie nella mia arca: piutto-
sto divengo, affinché il sesso si purifichi da ogni purezza.

Io, simbolo della mela, i libri mi hanno scritta anche se
non mi avete mai letta. Il piacere sfrenato, la sposa ribelle il
compimento della lussuria che conduce alla rovina totale:
sulla follia si schiude la mia camicia. Quanti mi ascoltano
meritano la morte, e quanti non mi ascoltano moriranno di
rabbia.

Non sono né la ritrosia né la giumenta facile,
piuttosto il fremito della prima tentazione.

Non sono né la ritrosia né la giumenta facile,
piuttosto lo svanire dell'ultimo rimpianto.

Io, Lilith, l'angelo scostumato. Prima giumenta di Adamo
e corruttrice di Satana. L'immaginario del sesso represso e il
suo grido più forte. Timida perché sono la ninfa del vulcano,
gelosa perché sono la dolce ossessione del vizio. Il primo pa-
radiso non potè sopportarmi. E fui cacciata perché semino la
discordia sulla terra, perché gestisco sui giacigli gli affari dei
miei sudditi.

Sorte dei conoscitori e dea delle due notti. Unione del son-
no e della veglia. Io. Il feto poeta, perdendomi ho guadagna-
to la mia vita. Ritorno dal mio esilio per diventare la sposa
dei sette giorni e le ceneri di domani.

Io sono la leonessa seduttrice e ritorno per coprire i sotto-
messi di vergogna e per regnare sulla terra. Ritorno per gua-
rire la costola di Adamo e liberare ogni uomo dalla sua Eva.

Io sono Lilith
e ritorno dal mio esilio
per ereditare la morte della madre che ho generato.

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