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L'alcova - Laureano Alban
Ritiriamoci nell’alcova – ora
che sono transitate le greggi
del mondo – lasciando che le cose
piangano le loro distanze.
Il dolore al centro, mai trovato,
tralascia il volo degli uccelli
a colmare di brezza. Che le cose vadano
o no, le divinità Rot – nella loro avidità –
amano inventare labirinti, imparando
e insegnando il linguaggio del silenzio.
Andiamo per strada, la sera, danzando
senza agonie, lungo i viali ombreggiati.
Denudiamoci presto, prima
che giunga il giorno a costringerci
nel tempo, prima delle perplessità
nel gioco degli specchi,
prima che il mondo rallenti ai vetri
e alle finestre, con quello schiaffo che sa,
prima di seguire le transumanze
nel poco delle strade, prima
che ci incontriamo di nuovo
nel volto di un dio non ancora nato.
Lasciatemi carezzare
il mio amore, lasciatemelo carezzare
contro la solitudine, mentre voliamo
insieme. Lasciateci nudi
senza cadere nel baratro,
mentre ci amiamo, qui, nell’alcova
dove abbaia la notte.
Ritiriamoci nell’alcova – ora
che sono transitate le greggi
del mondo – lasciando che le cose
piangano le loro distanze.
Il dolore al centro, mai trovato,
tralascia il volo degli uccelli
a colmare di brezza. Che le cose vadano
o no, le divinità Rot – nella loro avidità –
amano inventare labirinti, imparando
e insegnando il linguaggio del silenzio.
Andiamo per strada, la sera, danzando
senza agonie, lungo i viali ombreggiati.
Denudiamoci presto, prima
che giunga il giorno a costringerci
nel tempo, prima delle perplessità
nel gioco degli specchi,
prima che il mondo rallenti ai vetri
e alle finestre, con quello schiaffo che sa,
prima di seguire le transumanze
nel poco delle strade, prima
che ci incontriamo di nuovo
nel volto di un dio non ancora nato.
Lasciatemi carezzare
il mio amore, lasciatemelo carezzare
contro la solitudine, mentre voliamo
insieme. Lasciateci nudi
senza cadere nel baratro,
mentre ci amiamo, qui, nell’alcova
dove abbaia la notte.
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