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3 maggio 2015

Di notte - Enzo Montano

Gaston Bussière - Salomè

Di notte - Enzo Montano

Irrompe la notte, di soppiatto scivola nella sera
dell’umido scirocco attaccaticcio e impalpabile,
scaccia via la folla dalle vetrine luminose di miraggi
e intima il rientro tra i muri consunti di abitudine,
rivolge sguardi truci ai grigi cumuli di nebbia,
bieca minaccia la luna perché la smetta di brillare,
costretta alla resa dalla gloriosa intermittenza delle stelle,
inviperita livida e imbronciata viene da me vogliosa di vendetta.

Notte,
notte luminosa,
non infierire su di me,
non mangiare sulla mia schiena.


Sciami di pensieri addormentati dalla luce
riprendono a ronzare e il cranio addensano di fragore,
ogni ape porta via una scheggia del castello
eretto con maestria dell’ingegnere dei sogni,
ogni scheggia è marchiata da una lei indelebile;
notte maledetta ti diverti rovesciarmi
la tristezza come fame disperata e certa
che stride con i tuoi sfumati paesaggi onirici.

Notte ,
notte luminosa,
non uccidere la fantasia.,
non spingermi nelle segrete della realtà.


In mille voli ho sempre afferrato certezze
come miraggi che hanno frantumato ali già forti,
mendicante di briciole di tempo profumo voce
o di un respiro, del suo essere donna femmina e regina;
ah pensiero atroce dell’invadenza pavida,
lei disegna calcoli e sostanza, troppo lontano il sogno,
solo goccia in un oceano e vasto profondo e sconosciuto:
io mi perdo e lei non vuole più vedere.

Notte,
notte luminosa,
vuoi essere la compagna
di un incallito falsificatore di sogni?


Non c’è equilibrio mia cara notte d’inferno,
non solco le stesse strade con il lampeggiante
né accorro o inseguo tutti gli istanti che cadono dal cielo
non ho palestre né pistole e nemmeno l’arroganza:
ho solo lontananza e peripezie dell’anima;
nessun valore ha l’amore sterminato o l’infinita devozione
la mia storia è costruita in un non luogo
un invisibile altrove denso di schizzi di cervello e sogni a iosa

Notte,
notte luminosa,
vogliamo farlo un altro tentativo?

Alla fine insegnerò il volo e i tacchini voleranno come rondini.

Francesca, Francesca, Francesca hai amato e poi ti hanno uccisa,
tu puoi leggere in ogni fibra del mio cuore lacerato,
trasudo smarrimento per il suo sguardo sterminato,
la commozione per il pensiero del suo seno si fa pianto,
l’immaginazione delle labbra sue diventa rapimento,
un riso lieve del suo argento basta per stroncarmi.
Inutile cercare un surrogato lungo il mare dove lei non c’è.
Francesca, ti prego Francesca, mandami un Gianciotto.

Notte,
notte luminosa,
tu sei da miliardi di anni,
chiedi ad una tua stella di regalarmi un raggio.

Io, vacuo giocoliere di vocali, consonanti, punti e virgole,
punto al suo cuore dardi di scritti pretenziosi;
imperterrito scavo nella miniera del vocabolario
scelgo parole per le scarse illusioni di poeta,
instancabile continuo a rovistare nelle lande dei vocaboli
il prezioso minerale da forgiare e poi donare a lei.
Estrarrò ancora vagoni di verbi e sostantivi necessari
a costruire un’emozione: riuscirò a toccarle appena il cuore?

Notte,
notte luminosa,
dammi un ippogrifo bianco
per raggiungere la luna ed il mio cervello.


Il ticchettio della sveglia martella ore bianche di sonno
ogni attimo è prigionia e assordante eco del vuoto che si svuota
festeggiano i fantasmi danzanti attorno al cadavere del mio cuore.
Dalle stagioni dei mancati amori alla purezza dell’idiota,
ecco gli spettri delle poche donne che mi hanno utilizzato
come unguento di profumeria per lenire ferite dolorose.
impietrisce il pensiero delle remote “silvie”, inutili sempre,
bellissime preziose e sempre… evanescenti!

Notte,
notte luminosa,
cosa devo sacrificare in tuo onore?
per te sono Absirto, aspetto la Medea che spargerà i miei brandelli.


Tormento la mia carne raschiando il fondo del pensiero
Cerco parole altisonanti per una dea sempre più distratta
su questo foglio spiaccico anima e lacrime salate,
forse avrò frammenti di attimi del tempo adesso fatto di diamante.
L’immensità del suo tesoro è di un lui più fortunato
coglie ciò che io cercherò in milioni di teatri.
Notte dimmi, perdio, dov’è il punto savio dell’equilibrio.
A golf voglio giocare con peroni e occhi di quel l’individuo e a bocce col suo teschio.

Notte,
notte luminosa,
tienimi sulla graticola dell’insonnia,
la sofferenza è la mia sola compagna inseparabile.

Perché ti parlo? Perché mi tieni sveglio? Uccidimi!
A cosa serve la fatica di parole affidate alla tempesta?
Cozzare contro durezza e indifferenza, questo voglio?
La miniera erutterà altre parole che modellerò col fuoco come spade,
le immolerò con l’anima sull’ara della lontanissima regina.
Resterà il mio corpo vuoto e fingerà di vivere per il dovere
del cammino lungo i giorni dei doveri finti
incapace di sentire ancora i raggi del sole e il suo calore.

Notte,
notte luminosa,
tu sarai seguita da un giorno,
e alla fine di quel giorno ci saranno altre motti e ancora insonnia.


Donami l’assenzio delle pianure di oppio, consentimi una pausa
concedi sollievo ai miei pensieri dilaniati
nelle vie lastricate di sciocchezze del delirio di un matto.
Quanto spreco! C’è chi ha colmato i cesti senza la fatica di un’idea
Sconfitto e ucciso da un imbecille che il caso ha posto lì!
Notte! manda i tuoi giannizzeri, voglio la decapitazione
della mia testa fate un ornamento sulla torre: monito vessillo e punizione
ECCO UN INUTILE IDIOTA che ha smarrito la realtà con la colpa di non esserci!

Notte,
notte luminosa,
ecco la meraviglia dei sogni cercati,

volerò per sempre nello spazio, invisibile, nel buio mi guiderà il bagliore delle stelle.

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