opera di Juarez Machado
Julio Cortazar – Gli amanti
E chi li vede che se ne vanno per la città
se tutti sono ciechi?
Loro, si prendono per mano: qualcosa parla
fra le dita, dolci lingue lambiscono
l’umido palmo, corrono per le falangi,
e sopra sta la notte piena d’occhi.
Sono gli amanti, la loro isola fluttua alla deriva
verso morti di cespuglio, verso porti
che fra le lenzuola si aprono.
Si disordina tutto attraverso gli amanti,
tutto trova la sua cifra giocata;
loro, però, neppure sanno
che mentre rotolano nell’amara arena
c’è una pausa nell’opera del nulla,
e che il tigre è un giardino che gioca.
Albeggia nei carri dell’immondizia,
cominciano a uscire i ciechi,
il ministero apre i suoi portoni.
Gli amanti arresi si guardano e si toccano
una volta di più prima di fiutare il giorno.
E già sono vestiti, già se ne vanno per la strada.
Ed è solo allora
quando sono morti, quando sono vestiti,
che la città li recupera ipocrita
e gli impone i doveri quotidiani.
Traduzione di Gianni Toti
E chi li vede che se ne vanno per la città
se tutti sono ciechi?
Loro, si prendono per mano: qualcosa parla
fra le dita, dolci lingue lambiscono
l’umido palmo, corrono per le falangi,
e sopra sta la notte piena d’occhi.
Sono gli amanti, la loro isola fluttua alla deriva
verso morti di cespuglio, verso porti
che fra le lenzuola si aprono.
Si disordina tutto attraverso gli amanti,
tutto trova la sua cifra giocata;
loro, però, neppure sanno
che mentre rotolano nell’amara arena
c’è una pausa nell’opera del nulla,
e che il tigre è un giardino che gioca.
Albeggia nei carri dell’immondizia,
cominciano a uscire i ciechi,
il ministero apre i suoi portoni.
Gli amanti arresi si guardano e si toccano
una volta di più prima di fiutare il giorno.
E già sono vestiti, già se ne vanno per la strada.
Ed è solo allora
quando sono morti, quando sono vestiti,
che la città li recupera ipocrita
e gli impone i doveri quotidiani.
Traduzione di Gianni Toti
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