Fernando Botero - Donna alla finestra
da Cent’anni
di solitudine – Gabriel Garcìa Màrquez
(…)
Si chiamava Pilar Ternera. Aveva preso
parte all’esodo culminato nella fondazione di Macondo, trascinata dalla sua
famiglia per separarla dall'uomo che l'aveva violata a quattordici anni e aveva
continuato ad amarla fino a ventidue, ma che non si era mai deciso a rendere
pubblica la situazione perché non era un uomo libero. Le aveva promesso di
seguirla in capo al mondo, ma più tardi, quando avesse sistemato i suoi affari,
e lei si era stancata di aspettarlo identificandolo ogni volta negli uomini
alti e bassi, biondi e bruni, che le carte le preannunciavano per le strade della
terra e le rotte del mare, tra tre giorni, tra tre mesi o tre anni. Aveva però
nell'attesa la forza delle cosce, la sodezza dei seni, l'abitudine alla
dolcezza, ma manteneva intatta la follia del cuore. Sconvolto da quel balocco
prodigioso, José Arcadia ne cercò le tracce ogni notte attraverso il labirinto
della stanza. Una volta trovò la porta sprangata, e bussò e ribussò, sapendo
che se aveva avuto l'ardire di bussare la prima volta doveva bussare fino
all'ultima, e dopo un'attesa interminabile lei gli aprì la porta. Di giorno,
crollando di sonno, godeva segretamente dei ricordi della notte anteriore. Ma
quando lei entrava in casa, allegra, indifferente, chiacchierona, lui non
doveva fare nessuno sforzo per dissimulare la sua tensione, perché quella
donna, la cui risata esplosiva spaventava le colombe, non aveva nulla a che
vedere col potere invisibile che gli insegnava a respirare in dentro e a
controllare i battiti del cuore, e gli aveva permesso di capire perché gli uomini
hanno paura della morte.
(…)
Nessun commento:
Posta un commento