Albrecht Dürer -Il cavaliere, la morte e il diavolo
Mangiatrice di fuoco - Livia Bazu
Dietro il tendone del grande circo
nella pancia della notte
si nasconde il fuoco degli uomini
che si mangia ballando per fare la vita
Prima di tutto, incerta e benedetta,
mangiai un fuoco gentile, un raggio di primavera
che svanì nelle prime nubi della sua leggera stagione.
Poi assaggiato il coraggio e tutto troppo d'un fiato,
il pieno calore del mezzogiorno nel deserto:
la gola si arse e non c'è medicina
contro il fuoco
che si mangia ballando per fare la vita.
La ferita marcì e fu aspro il ritorno, impregnato nel sangue.
Per guarire, mi sono rifugiata in una povera oasi
dove ho trovato il fuoco del camino, il riposo delle arterie, il sonno.
Al risveglio, con occhi aperti ho indagato i fuochi
per trovare dove fosse il mio:
la combustione dell'olio di pietra che muove le grandi macchine
e i fuochi d'artificio delle grandi celebrazioni
che lasciano dietro di sé il vuoto del giorno dopo,
il discreto calore della lampada di Aladino,
lo scoppiettìo del falò sulla spiaggia.
Ho preso infine il fuoco dei sentieri di montagna
che accende le storie di draghi e di fate,
per forgiare il mio gioiello di oro vivo,
il piccolo talismano di luce che guida l'anima.
Ora sono pronta
per la mia ora più forte
la brace rossoviva che assorbe lo sguardo
liberando la mente in meditazione
mentre arroventa la carne concentra i sapori e gli odori
nell'istante infinito
le distanze si risucchiano in sé
e i confini non ci sono mai stati
trascorre l'oceano caldo
nella pancia della notte
dove nasce il fuoco.
Dietro il tendone del grande circo
nella pancia della notte
si nasconde il fuoco degli uomini
che si mangia ballando per fare la vita
Prima di tutto, incerta e benedetta,
mangiai un fuoco gentile, un raggio di primavera
che svanì nelle prime nubi della sua leggera stagione.
Poi assaggiato il coraggio e tutto troppo d'un fiato,
il pieno calore del mezzogiorno nel deserto:
la gola si arse e non c'è medicina
contro il fuoco
che si mangia ballando per fare la vita.
La ferita marcì e fu aspro il ritorno, impregnato nel sangue.
Per guarire, mi sono rifugiata in una povera oasi
dove ho trovato il fuoco del camino, il riposo delle arterie, il sonno.
Al risveglio, con occhi aperti ho indagato i fuochi
per trovare dove fosse il mio:
la combustione dell'olio di pietra che muove le grandi macchine
e i fuochi d'artificio delle grandi celebrazioni
che lasciano dietro di sé il vuoto del giorno dopo,
il discreto calore della lampada di Aladino,
lo scoppiettìo del falò sulla spiaggia.
Ho preso infine il fuoco dei sentieri di montagna
che accende le storie di draghi e di fate,
per forgiare il mio gioiello di oro vivo,
il piccolo talismano di luce che guida l'anima.
Ora sono pronta
per la mia ora più forte
la brace rossoviva che assorbe lo sguardo
liberando la mente in meditazione
mentre arroventa la carne concentra i sapori e gli odori
nell'istante infinito
le distanze si risucchiano in sé
e i confini non ci sono mai stati
trascorre l'oceano caldo
nella pancia della notte
dove nasce il fuoco.
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