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5 settembre 2017

da Non è un paese per vecchi di Cornac McCarty

da Non è un paese per vecchi di Cornac McCarty
(…)
Moss passò la giornata in un motel scalcagnato della periferia della città, dormendo nudo nel letto con i vestiti nuovi appesi agli attaccapanni di fil di ferro dentro l’armadio. Quando si svegliò, nel cortile dell’hotel le ombre erano lunghe; si alzò a fatica e si mise a sedere sul bordo del letto. Sulle lenzuola era rimasta una macchia di sangue sbiadita grossa come la sua mano. Sul comodino c’era un sacchetto con della roba che aveva comprato in un supermercato della città, lo prese e zoppicò fino al bagno. Si fece la doccia e la barba, si lavò i denti per la prima volta da cinque giorni e poi si sedette sul bordo della vasca da bagno e si bendò le ferite con garze pulite. Poi si vestì e chiamò un taxi.
Era fermo di fronte alla reception dell’motel quando il taxi arrivò. Salì sul sedile posteriore, riprese fiato,  poi allungò il braccio e chiuse la portiera. Guardò il viso del tassista nello specchietto. Ti va di fare un po’ di soldi?, gli disse. Il tassista contò le banconote strappate, le mise nella tasca della camicia, poi guardò Moss nello specchietto e attese.
            Come ti chiami?
            Paul, disse il tassista.
            Hai proprio l’atteggiamento giusto, Paul. Non ho intenzione di metterti nei guai. Solo cche non voglio che mi lasci in qualche posto dove voglio essere lasciato.
            Va bene.
            Hai una torcia?
Si. Ho una torcia.
Dammela.
Il tassista gli passò la torcia.
Bravissimo, disse Moss.
Dove andiamo?
Sulla strada lungo il fiume.
No prendo su nessun altro, però.
No, non dobbiamo prendere nessun altro.
Il tassista guardò nello specchietto. No drogas, disse.
No drogas.
il tassista aspettò.
Devo recuperare una valigetta. E’ mia. Ci puoi guardare dentro, se vuoi. Niente di illegale.
Ci posso guardare dentro.
Si, certo.
Spero che non mi stia prendendo per il culo.
No.
I soldi mi piacciono, ma mi piace ancora di più star fuori di galera.
Lo stesso vale per me, disse Moss.
Percorsero lentamente la strada verso il ponte. Moss si chinò verso il sedile anteriore. Voglio che parcheggi sotto il ponte, disse.
Va bene.
Adesso svito la lampadina della luce sul tettuccio.
Questa strada è sorvegliata ventiquattr’ore su ventiquattro, disse il tassista.
Lo so.
Il tassista lasciò la strada, spense il motore e le luci, e guardò Moss nello specchietto. Moss tolse la lampadina, la posò dentro la lente di plastica, la porse al tassista e aprì la portiera. Dovrei metterci solo qualche minuto, disse.
Le canne erano piene di polvere, e molto fitte. Moss si aprì un varco con la massima attenzione, tenendo la torcia all’altezza delle ginocchia e coprendo con una mano parte della lente.
La cartella era caduta in mezzo al canneto a faccia in su ed era intatta, come se qualcuno ce l’avesse appena posata. Moss spense la torcia, raccolse la borsa e tornò indietro al buoi, orientandosi con l’arcata del ponte sopra di lui. Quando arrivò al taxi aprì la portiera, mise la cartella sul sedile, entrò con grande attenzione e richiuse la portiera. Passò la torcia al tassista e si appoggiò all’indietro sul sedile. Andiamo, disse.
Cosa c’è lì dentro, chiese il tassista.
Soldi.
Soldi?
Soldi.
Il tassista accese il motore e rientrò in carreggiata.
Accendi i fari, disse Moss.
Lui li accese.
Quanti soldi?
Un sacco di soldi. Quanto vuoi per portarmi a San Antonio.
Il tassista ci pensò su. Cioè, oltre ai cinquecento.
Si.
Che ne dice di mille dollari in totale.
Si
Affare fatto.
Il tassista annuì. E l’altra metà dei cinquecento che mi ha già dato?
Moss si prese le banconote dalla tasca e gliele porse da sopra il sedile.
E se la Migra ci ferma?
Vedrai che non ci ferma, disse Moss.
Come fai a saperlo?
Ho ancora troppe faccende da sistemare. Questa storia non può finire qui.
Spero che abbia ragione.
Fidati di me, disse Moss.
Non sopporto questa frase, disse il tassista. Non l’ho mai sopportata.
Tu l’hai mai detta?
Si, l’ho detta. Ecco perché so quanto vale.
Moss passò la notte in un Rodeway Inn sulla statale 90, poco a ovest della città, e al mattino scese, comprò il giornale e risalì faticosamente in camera. Non poteva comprarsi un’arma da un rivenditore normale perché non aveva un documento, ma poteva comprarne una sul giornale, e così fece. Una Tec-9 con due caricatori extra e una scatola e mezza di munizioni. Il tipo gli consegnò la mitraglietta direttamente sulla porta della stanza e lui pagò in contanti. poi se la rigirò tra le mani. Aveva un rivestimento verdastro parkerizzato. Semiautomatica. Quando è stata l’ultima volta che l’hai usata?, chiese al venditore.
Non l’ho mai usata.
Sei sicuro che spara?
Perché non dovrebbe?
Non lo so.
Bè, non lo so neanch’io
Quando il tizio se ne fu andato, Moss si incamminò nella prateria dietro il motel con un cuscino sotto il braccio, avvolse il cuscino intorno alla bocca del mitra e sparò tre colpi, poi rimase lì nella luce fredda del sole e guardare le piume che svolazzavano in mezzo al chaparal grigiastro, pensando alla sua vita, a quello che aveva passato e a quello che era ancora da venire. Poi si girò e si incamminò lentamente verso il motel…..

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