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6 settembre 2017

Retorica per una passeggiata in spiaggia – José Luis Rendulles

Alfons Siber: Risveglio di primavera
Retorica per una passeggiata in spiaggia – José Luis Rendulles

La mia gioventù, un volto accanto al mare
che non è il mio volto, ma il suo sorriso
è il mio sorriso.
Antonio Gamoneda

L’inizio di una poesia può esser
semplice come questo. Due adolescenti
che camminano come si cammina solo all’inizio
di una storia. Lo scenario una spiaggia
con l’imbrunire e la città sullo sfondo.
Dare altri particolari
- imbruniva la lucentezza dei loro occhi,
si radunavano tesi i gabbiani -
sarebbe un mero esercizio di retorica
che potrebbe rovinare questo inizio.
La loro conversazione un accumularsi di frasi vuote
per evitare l’aleggiare del silenzio tra i loro corpi,
per cui ella non giunse a sapere
tutto quel che gli occhi di lui stavano gridando
in quella spiaggia solitaria, ed egli
- timido, insicuro -
ospitò il dubbio
se quel giorno il brillare degli occhi di lei
gli diceva le stesse cose o se, emulando il mare,
e il brillare dei propri.

Ogni passeggiata, ogni storia
ha un finale, questa non sfocia in nulla:
invecchiarono insieme per brevi istanti
e la sabbia raccolse le orme di entrambi
fino alla successiva marea,
per il resto della vita li separò
e a stento tornarono a vedersi.
Raccontare che egli rimase con il dubbio
come un ospite rumoroso e molesto, e descrivere
tutte le volte che tornò a passeggiare
pur in sua assenza con lei
e su quella spiaggia,
sarebbe un mero esercizio di retorica
che potrebbe rovinare questo ipotetico finale,
anche se fosse vero.

Alcune storie hanno un seguito
e questa è una di esse.
Si videro di nuovo
sotto le luci multicolori di un pub di moda
al suono di una musica insistente e monocorde,
egli accumulò frasi vuote e finì
per dirle tutto quel che i suoi occhi avevano gridato,
anni addietro, su quella spiaggia solitaria.
Ma era trascorso il tempo
e non c’erano più stelle
né gabbiani
e il sottofondo insistente e monocorde
in nulla poteva sostituire il mormorio suicida dell’oceano.
Così glielo disse,
e un sorriso
affiorò sulle labbra di lei,
“eravamo così giovani…”  sussurrò,
e i suoi occhi
per brevi istanti
rifletterono di nuovo quel mare, così lontano ormai.
Ma l’immagine si alzò come un’onda
e come un’onda disparve.

traduzione di Giulia Canali
da “Poesia”, n. 160, aprile 2002
 

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