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22 maggio 2018

Canto di me stesso 5 - Walt Whitman

Vincent Van Gogh - Garden at Arles
Canto di me stesso - Walt Whitman

5
Io credo in te anima mia, e l’altro che io sono non deve umiliarsi davanti a te,
Né tu devi umiliarti davanti a lui.
Ozia con me sopra l’erba, rimuovi il groppo dalla gola,
Io non chiedo parole, né musica, né rime, né conferenze o patrocini, sia pure i migliori,
Solo la nenia mi appaga, il mormorio della tua voce a bocca chiusa.
Ricordo come una volta in un simile limpido mattino d’estate noi due giacevamo,
E tu posavi il capo di traverso sui miei fianchi e ti volgevi a me con tenerezza,
E aperta la camicia sullo sterno, affondasti la lingua dentro al mio cuore nudo,
E ti stendesti fino a sentire la mia barba, e ti stendesti fino a trattenermi i piedi.
Rapidamente sorse e si diffuse intorno a me quella pace e quella conoscenza che oltrepassano ogni
disputa terrestre,
E ora so che la mano di Dio è la promessa della mia,
So che lo spirito di Dio è il fratello del mio spirito,
Che tutti gli uomini nati sono anche fratelli miei, e le donne sorelle ed amanti,
E che un rinforzo della creazione è l’amore,
E che sono infinite le foglie dritte o pendenti nei campi,
E le formiche marroni nei piccoli pozzi sotto di loro,
E le croste di muschio del recinto serpeggiante, i mucchi di sassi, il sambuco, il verbasco.

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