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7 maggio 2018

Canto XXXIV – Sayat-Nova

dipinto di Michael e Inessa Garmash
Canto XXXIV – Sayat-Nova

Finché son vivo e a te m’immolo, che posso fare, amore?
Versare lacrime, soffrire, sospirare, per te penare, amore.
Hai detto: “Sono una gazzella”. Lascia che ti contempli, che ti ascolti, amore.
Entra nel giardino coi tuoi vezzi, ti loderò col canto, amore, con le implorazioni.

Mazzi di fiori i capelli, pistacchio le labbra, è l’ora beata,
vieni andiamo nel prato, giungiamo al laghetto, delle gazzelle è l’ora,
proteso alla rosa è l’usignolo, la rosa si protende alla vigna, è l’ora del diletto.
Entra nel giardino coi tuoi vezzi, ti loderò col canto, amore, con le implorazioni.

Andiamo parlando vicini, la rugiada della sera bagnai cespugli,
intoniamo la melodia, il tulipano, la rosa si sono dischiusi nei loro colori,
Il giardino è pieno di gigli, giacinti, usignoli in esilio.
Entra nel giardino coi tuoi vezzi, ti loderò col canto,amore, con le implorazioni.

Perfetta nelle tue forme, simile in tutto al ritratto di Leila,
per te ho perso le forze, amore, sulla siepe son rimaste impigliate le tue chiome.
Il giardino è nel suo splendore, sui rami della rosa l’usignolo dorme.
Entra nel giardino coi tuoi vezzi, ti loderò col canto,amore, con le implorazioni.

Vestita di raso ricco di ricami d’oro fino, flessuoso ramo di cipresso,
hai una tazza nella tua mano, colmala, dammela, a quella coppa m’immolo.
Fai pure a pezzi il tuo Sayat-Nova, purché tu venga nel mio giardino.
Entra nel giardino coi tuoi vezzi, ti loderò col canto,amore, con le implorazioni.

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