“Si tratta dunque di un’infallibilità a buon mercato e che non solo non
ha significato teorico, ma ha scarsissima portata politica ed efficacia pratica:
in generale non produce altro che prediche moralistiche e quistioni personali
interminabili. Quando un movimento di tipo boulangista si produce, l’analisi dovrebbe
realisticamente essere condotta secondo questa linea:
1) contenuto sociale della massa che aderisce al movimento;
2) questa massa che funzione aveva nell’equilibrio di forze, che va trasformandosi
come il nuovo movimento dimostra col suo stesso nascere?
3) le rivendicazioni che i dirigenti presentano e che trovano consenso
quale significato hanno politicamente e socialmente? A quali esigenze effettive
corrispondono?
4) esame della conformità del mezzi al fine proposto;
5) solo in ultima analisi, e presentata in forma politica e non
moralistica, si prospetta l’ipotesi che tale movimento necessariamente verrà
snaturato e servirà a ben altri fini da quelli che le moltitudini seguaci se ne
attendono.
Invece questa ipotesi viene affermata preventivamente quando nessun
elemento concreto (che cioè appaia tale con l’evidenza del senso comune e non
per una analisi “scientifica” esoterica) esiste ancora per suffragarla, così
che essa appare come una accusa moralistica di doppiezza e di malafede o di
poca furberia, di stupidaggine (per i seguaci)”.
Gramsci prende ad esempio il movimento
boulangista sviluppatosi in Francia alla fine del XIX secolo, un movimento
populista ante litteram e sui generis, ma che nelle sue
caratteristiche salienti può servire adeguatamente come sintesi di un
ragionamento volto a sviscerare il come
va analizzato un movimento del genere.
da Manifesto of blasphemy blog spot
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