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26 maggio 2018

da “Il libro dell’inquietudine” – Fernando Pessoa

dipinto di Andrew Wyeth
da “Il libro dell’inquietudine” – Fernando Pessoa
149.
Lento, là fuori, nel chiarore lunare della notte lenta, il vento agita cose che creano ombre in movimento. Forse non è altro che la biancheria lasciata stesa al piano superiore, ma l’ombra, in sé, non conosce camicie e fluttua impalpabile in un muto accordo con il tutto. Ho lasciato aperte le imposte della finestra per svegliarmi presto, ma fino a questo momento, e la notte ormai è così fonda che non si sente nulla, non mi sono potuto né abbandonare al sonno né rimanere completamente sveglio. Una luce lunare è al di là delle ombre della mia stanza, ma non passa attraverso la finestra. Esiste, come una giornata di argento vuoto, mentre i tetti del palazzo di fronte, che vedo dal letto, sono liquidi di un candore annerito. Come auguri formulati dall’alto a chi non sente, c’è una pace triste nella luce fredda della luna. E senza vedere, senza pensare, con gli occhi ormai chiusi sul sonno assente, medito con quali parole verosimili si possa descrivere un chiarore lunare. Gli antichi avrebbero detto che il chiaro di luna è bianco o che è d’argento. Ma il falso candore del chiaro di luna è di tanti colori. Se mi alzassi dal letto e guardassi da dietro i vetri freddi, so bene che, isolato nell’atmosfera più alta, il chiarore della luna è bianco cenere bluastro di un giallo spento; che sui diversi tetti, nel loro irregolare nerume, ora indora di un bianco scuro gli edifici sottostanti, ora inonda di un colore scolorito il rosso castano delle tegole in alto. In fondo alla strada, placido abisso, dove i sassi nudi si arrotondano irregolarmente, non ha colore, all’infuori di un blu che forse risulta dal grigio dei sassi. In fondo all’orizzonte sarà quasi blu scuro, diverso dal blu tendente al nero del cielo sullo sfondo. Sulle finestre dove batte, è giallo scuro. Da qui, dal mio letto, se apro gli occhi pieni del sonno che non ho, è un’aria di neve fatta colore dove fluttuano filamenti di spenta madreperla. E, se lo sento, con ciò che sento, è un tedio divenuto ombra bianca che si scurisce come se gli occhi si chiudessero su questo candore indistinto.

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