Paul Jacques Aimé Baudry - The Wave and the Pearl
Qays - Risplendi o Laylà Risplendi, o Laylà, quando ormai è l'ora
che all'orizzonte già cala la luna.
Sorgi, quando nel ciel tarda l'aurora:
la luce e i raggi che il sole aduna
splendono in te ma il sole non ricuce
col filo dei tuoi denti il tuo sorriso.
Di luna e sole insieme tu hai la luce,
essi non hanno gli occhi che ha il tuo viso.
Se hai tu della luna il bianco brillante,
essa non ha il tuo collo né il tuo seno,
e il sole mattiniero, sì splendente,
non ha il tuo sguardo, di languore pieno.
Donde esso mai potrebbe trarlo seco?
donde trarrebbe la grazia infinita
di Laylà, quando, il volto chino e sbieco,
ha gli occhi di un'antilope impaurita?
Non so se il suo sorriso non somigli
di più, con i suoi bianchi denti ascosi,
di GarWal-Muradayri ai noti gigli
o a ricche perle, gioielli preziosi.
Ed è tanto gentile la mia amica,
sì delicata e dalle carni belle,
che se solo la sfiora una formica
le lascia impresso un segno sulla pelle.
Ed è il suo incedere sì delicato,
che con piccoli passi ella s'avanza,
serrati che le si misura il fiato,
graziosi che somigliano a una danza.
Ed è sì debole che se si china,
ella, con grazia e tenerezza enorme,
teme-che la sua taglia troppo fina
dei fianchi lasci intraveder le forme.
Mamma gazzella ormai più non si cura,
ché al materno zelo non ritorna,
del cucciolo dalla zampa insicura,
che presso al-'Aqìqayn vive e soggiorna.
Ma del terreno umido ed ameno
la primavera lo splendor ravviva,
così da un nembo già carico e pieno
la prima pioggia finalmente arriva.
Nei pressi delle alture di Laylà, una sera
facciamo sosta sulle lande riarse
lì dove il suo accampamento era,
ma le cui tracce sono ormai scomparse.
La nuvola rigonfia d'acqua gronda
due piogge sopra il campo abbandonato:
la prima mattutina, e la seconda
mentre partiamo, al suono di un boato.
Sopra il prato di lavanda
soffia la brezza, e sopra i fiori aulenti,
e ovunque intorno, e sull'intera landa
verdeggiano le foglie rilucenti.
Già sul fare della sera
sentiamo dei profumi in lontananza
Luogo rinomato per una sorgente d'acqua.
che, poi che viene ormai la notte nera,
si fondono in un'unica fragranza.
Oscillano di Laylà gli occhi lassi,
come chi con fatica passa un ponte:
ella non sa se invertire i passi
o delle mandrie se seguir le impronte.
Ma, devo dir, la cosa sua più bella,
che più di tutto ispira in me il desio,
è quando, nel durar del viaggio, ella
si volta, ed il suo sguardo incrocia il mio
e sul mio volto languido si posa
ed i miei occhi piangono d'amore,
dalle palpebre mie stillano a iosa
lucide perle colme di languore.
Sol la sua luce ho visto, solo questa,
solo il suo occhio luminoso e bruno,
ma dell'accampamento ciò che resta
non vidi, e ora non ho ricordo alcuno.
Gli occhi incavati e la polvere in faccia,
per darle aiuto ogni donna anziana
solleva Laylà sulle proprie braccia
per porla poi, piangente, in carovana.
Sempre lodato son per la pazienza
con cui sopporto questa sofferenza
ma per la passione in me non v'è pazienza.
Trad. R. La Scaleia
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