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2 giugno 2018

da Il ristorante degli chef innamorati” - Ben Bennet

da Il ristorante degli chef innamorati” - Ben Bennet

“Elli indossava un abito estivo giallo limone, leggero come un soffio e delicato come un fiore. Jacques avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, stringerla a sé, invece rimase immobile, inchiodato al pavimento.” Jacques è uno dei migliori cuochi di Francia. Il ristorante che gestisce insieme alla moglie Elli è immerso nell’incantevole paesaggio della
Normandia, fatto di ampi spazi verdi che si affacciano sul mare. Prenotare un tavolo è difficile come preparare il boeuf bourguignon perfetto. Ma alla morte improvvisa di Elli, Jacques perde ogni ispirazione, il suo talento è soffocato da una cupa disperazione e la sua cucina è vuota, lontana dai profumi paradisiaci e dai sapori straordinari che l’hanno reso famoso. Jacques sopravvive, ma il ristorante rischia la bancarotta ed è noto ormai soltanto per il pessimo servizio. Elli riuscirà però a cambiargli la vita per la seconda volta. Quando Jacques trova in soffitta un piccolo ricettario rosso scritto dalla moglie, ricomincia a cucinare per amor suo e, lentamente, si apre a un nuovo inizio. Grazie al suo talento straordinario in cucina e alla forza di due donne innamorate, Jacques riesce ad abbandonare il suo mondo fatto di ricordi e rimpianti e ritorna ad assaporare la vita, con un pizzico di fiducia, molto amore e un po’ di magia.

«I signori hanno deciso cosa desiderano mangiare?» Mentre si avvicinava per prendere l’ordinazione dell’unico tavolo occupato, Jacques notò un’orrenda macchia di sudore sulla sua camicia nera, grande più o meno come la Corsica. Cose che capitano in piena estate.
«Mathilde?»
L’uomo pienotto con il cappello di paglia e i baffi curati si rivolse alla sua compagna, una moretta delicata come una trota norvegese.
«Allora…» cinguettò la donna studiando il menu. «Prenderemmo il salmone scottato con composta di barbabietole rosse e mousse di rafano. Come piatto principale cotolette di quaglia con tortino di albicocche e mousseline di sedano con funghi saltati. Poi vedremo se ordinare altro.»
Jacques rimase di sasso. La terrazza sul mare fu invasa da un silenzio imbarazzato, interrotto solo dal rumore delle onde. Poi l’uomo, che durante l’ordinazione della compagna aveva studiato con malinconia la macchia sulla camicia di Jacques, scoppiò a ridere.
«Deve scusarci, maître, mia moglie ama scherzare. Sa, siamo già stati in questo ristorante anni fa, ma allora aveva un altro nome e un menu di alta cucina. Comunque non c’è problema, oggi ci accontentiamo di qualcosa di semplice e gustoso. Abbiamo fame!»  concluse sfregandosi le mani soddisfatto. Non sapeva che ormai in quel posto non si potevano dare per certe nemmeno le cose più semplici.
«Esatto» aggiunse la donna strizzandogli l’occhio con civetteria. «Vada per l’arrosto di vitello con crocchette di patate in salsa al pepe. E, in ogni caso, la vista è sempre paradisiaca.»
Jacques accettò con sollievo quel complimento pur trovando infelice la scelta dell’aggettivo. Un colpo al cuore, per lui che non amava ricordare il passato. I fatti parlavano chiaro, erano trasparenti come la zuppa di coda di bue che un tempo era stata la specialità del ristorante: senza la stupenda vista sul mare, il suo amatissimo Paris avrebbe perso la metà del proprio valore. Una verità difficile da accettare. Ma sarebbe bastato il panorama mozzafiato a salvarlo dalla rovina? A salvare quei muri che trasudavano storia e non erano mai stati ristrutturati, testimoni com’erano di tanti preziosi ricordi? Dal giorno precedente la risposta era scritta nelle stelle.
(…)

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