dipinto di Susan Ryder
Scelta - Taja Kramberger
Preparate i
tavoli per i festeggiamenti
con bianche
tovaglie, posate d'argento,
con la
miglior vista sul prato, sul fiume e sui fotografi.
Mi siederò
al tavolo più piccolo, in fondo.
Cercherò gli
occhi nei quali non volteggiano poiane
come
cacciatori sulla città occupata.
Preparate la
limousine con i vetri blindati,
con il
telefono, il computer, la scrivania e la guardia del corpo.
Io andrò con
la solita auto o in treno.
Cercherò la
mano che è sostegno inflessibile, ramo robusto sul quale si
possono
posare, sicuri, gli uccelli affaticati.
Predisponete
il simposio, la conferenza stampa
con le
domande precompilate, la mascherata e l'effimero rituale,
con il
diritto alla fama rispetto ai titoli acquisiti.
Alzerò la
mano e porrò una domanda sgradevole,
ad esempio: Quel pezzo grosso là, come si chiama,
può aprire la finestra e dare un po' di aria alla
sala?
Togliete alla gente la speranza, i diritti, il pane e l'amore.
Non mi sarà necessario cercare indietro e non abbasserò lo sguardo,
io telegrafo di volta in volta ciò che penso
della pretenziosa covata di suggeritori,
di benintenzionati dissimulanti girovaghi.
Non mi sento a casa nei luoghi angusti,
non vengo dai prati che fioriscono come il mare,
soffocano la vita e
pretendono perfino il merito
del lavoro sbrigato.
Me ne andrò con gli altri e i diversi,
con gli invisibili e i respinti.
Là è dove starò.
Là c'è, se non altro, l'elisir della vita,
più aria, più potenziale,
più possibilità
che la mano data abbia un proprietario,
che i proprietari delle mani abbiano un nome e poi un volto,
che l'acqua potabile sia offerta, il cibo commestibile e non stantìo,
che le parole siano anche azione.
Taja Kramberger, Vsakdanjipogovori
[Conversazione quotidiani], CSK, Ljubljana, 2006
Traduzione in italiano di Michele Obit, 2008
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