dipinto di Peregrine Hearthcote
Sonetto LXXII – Pablo NerudaAmor mio, l'inverno torna alle sue caserme,
la terra stabilisce i suoi doni gialli
e passiamo la mano su un paese remoto,
sulla chioma della geografia.
Andarcene! Oggi! Avanti, ruote, navi, campane,
aerei induriti dal diurno infinito
verso l'odore nuziale dell'arcipelago,
per longitudinali farine d'usufrutto!
Andiamo, alzati, e indiademati e sali
e scendi e corri e gorgheggia con l'aria e con me
andiamo ai treni d'Arabia e Tocopilla,
senz'altro che emigrare verso il polline lontano,
in villaggi lancinanti di stracci e di gardenie
governati da poveri monarchi senza scarpe.
Trad. Giuseppe Bellini
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