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1 luglio 2018

da “Il libro dell’inquietudine” – Fernando Pessoa

Claude Monet - Agapanthus
da “Il libro dell’inquietudine” – Fernando Pessoa

10. LITANIA
Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi – un pozzo che fissa il cielo.

11.
La miseria della mia condizione non è interrotta da queste parole messe insieme, con cui formo, a poco a poco, il mio libro casuale e meditato. Perduro nullo al fondo di ogni espressione, come una polvere indissolubile nel fondo del bicchiere da cui si è bevuta solo dell’acqua. Scrivo la mia letteratura come scrivo le mie registrazioni contabili – con attenzione e indifferenza. Di fronte al vasto cielo stellato e all’enigma di molte anime, alla notte dell’abisso incognito e al caos di non comprendere niente – di fronte a tutto questo, ciò che scrivo nella cassa ausiliare e ciò che scrivo in questo foglio dell’anima sono cose ugualmente circoscritte alla Rua dos Douradores, e molto poco ai grandi spazi milionari dell’universo. Tutto questo è sogno e fantasmagoria, e poco importa che il sogno consista in registrazioni in prosa di buona levatura. A che serve sognare principesse, piuttosto che la porta d’entrata dell’ufficio? Tutto ciò che sappiamo è una nostra impressione, e tutto quello che siamo è una impressione altrui, melodramma di noi che, sentendoci, veniamo a essere i nostri stessi spettatori attivi, nostri dèi per concessione della Camera.

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