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1 luglio 2018

Piangi, ridi, impazzisci, voglio cadere sopra il tuo corpo - Gezim Hajdari

Eendrick Goltzius - Venere e Adone
Piangi, ridi, impazzisci, voglio cadere sopra il tuo corpo - Gezim Hajdari

Piangi, ridi, impazzisci, voglio cadere sopra il tuo corpo
come un martire sul campo di battaglia
fedele al suo condottiero
ucciso con la propria freccia.
Non mi spaventa la tua fame di donna
entrerò nella tua arena senza armi e senza corazza
solo con il mio cavallo imbizzarrito,
senza sella, né briglie, né cintura.
Domerò l’incendio della tua selva,
mi bagnerò del piacere della tua dorata conchiglia,
ascolterò i tuoi suoni, il tuo buio, le tue ombre,
sentirò la tua caverna priva di tempo vibrare di passione.
Sono io il tuo toro errante che ti lega all’albero dell’olmo
come faceva con la sua capra
nel villaggio natale;
tutti quelli che ti hanno amato prima di me non sono stati altro che eunuchi,
tutti quelli che ti hanno attraversato prima di me ti hanno mentito.
Voglio toccarti il fondo,
spegnere le tue fiamme con la mia carne,
invadimi con le tue mani come un nemico arreso,
fammi sdraiare su un letto di pietra cannibale,
divorarmi, la mia brama d’amore è infinita.
Desidero scavarti ogni giorno, come un tempo la terra oscura di Darsìa;
mia colomba, sono duro e casto
ti possiedo come una robinjë di guerra
e sul mio destriero trionfatore ti porto dal mio re,
divoratore di prede.
Mia confessione, respiro il tuo corpo lieve, i tuoi brividi,
i tuoi sospiri, i tuoi fremiti,
respiro il nettare della tua rosa canina
mentre ti afferro come il cavallo la puledra in calore
nel campo di biada.
Godo il frutto del tuo corpo
il mio membro ti sazierà fino a farti scoppiare in lacrime tiepide,
come fossero tiepide pioggerelle d’estate;
appoggia la tua luna nelle mie mani di contadino
affida alle mie labbra assetate il sapore delle tue labbra tenere e carnose.
Apri la tua veste candida,
voglio respirare il profumo del tuo sesso maturo,
felice di essere fecondato dal mio membro desideroso;
coprimi con il tuo corpo come un albero,
sfiorami con i tuoi seni eccitati che fremono,
oh, i tuoi fianchi ricolmi!
Sei pura e il tuo pube è in fiore
ogni sentiero mi porta alla tua ferita,
inebriami della tua fragranza
come la pioggia d’estate penetra nelle fessure della terra spaccata,
così ti penetro anch’io, perché sono il tempo della pioggia.
Sono custode del tuo buio, guardiano del tuo fuoco, contadino della tua vigna,

per me diventi una patria per la prima volta senza tiranni,
un nuovo esilio;
ed io ti nomino regina degli esuli in fuga
verso la linea sottile dell’orizzonte impazzito.

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