dipinto di Lucio Amitrano
Sonetto LXXXIV – Pablo Neruda
Una volta ancora, amore, la rete del giorno estingue
lavori, ruote, fuochi, rantoli, addii,
e alla notte affidiamo il frumento vacillante
che il mezzogiorno ottenne dalla luce e dalla terra.
Solo la luna in mezzo alla sua pagina pura
sostiene le colonne dell’estuario del cielo.
la stanza adotta la lentezza dell’oro
e vanno e vanno le tue mani preparando la notte.
Oh amore, oh notte, oh cupola chiusa da un fiume
d’impenetrabili acque nell’ombra del cielo
che risalta e sommerge le sue uve tempestose
finché siamo solo uno spazio oscuro.
una coppa in cui cade la cenere celeste.
una goccia nel battito d’un lento e lungo fiume.
Trad. Giuseppe Bellini
lavori, ruote, fuochi, rantoli, addii,
e alla notte affidiamo il frumento vacillante
che il mezzogiorno ottenne dalla luce e dalla terra.
Solo la luna in mezzo alla sua pagina pura
sostiene le colonne dell’estuario del cielo.
la stanza adotta la lentezza dell’oro
e vanno e vanno le tue mani preparando la notte.
Oh amore, oh notte, oh cupola chiusa da un fiume
d’impenetrabili acque nell’ombra del cielo
che risalta e sommerge le sue uve tempestose
finché siamo solo uno spazio oscuro.
una coppa in cui cade la cenere celeste.
una goccia nel battito d’un lento e lungo fiume.
Trad. Giuseppe Bellini
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