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3 agosto 2018

Congedo - Maria Pia Quintavalla

dipinto di Douglas Gray
Congedo - Maria Pia Quintavalla

Trasmigrano i corpi, così l’amore
che mi sposta e muove
ali che si toccano sfilano appena
il collo gli occhi, più leggeri
nel sorriso. Sogno
anse di nomi spinti da sonno cieco e
cani che riaprono l’alba

lui, lei che si ricambiano
il cerchio del piacere,
dopo i cimiteri delle macchine là fuori,
ne trattengono il cuore, lo smarrito

se balbetta il tuo nome,
o tenerezza.

Terra scoscesa e bretone,
nel verde
che disegna menhir in magnitudine,
parole come calvari in pietra.

Tra i nostri amori è l’acqua dove
una promessa sarà certissima
nel cuore
colmo e con incerta mano
dai baci incoronata
la tua voce.

Ha fede e ostinazione il mio diletto,
sparge il suo dire a coprifuoco
cerca mappe alle stelle
per arrivare fino a noi, la sera

una promessa, un rilevante sogno
in balbettii leggeri
esse-emme-esse che si sollevano
(deve essere già integro, discreto
lui, se lo capisce).

Il mercato è la regola
della circolazione delle merci,
e non dei sensi
che amplificano il regno -
Volessi io tornare al segno dove
l’anima e il corpo si fronteggiano,
si palpano da ciechi

un tesoro ai tuoi piedi io governo,
tu lo porgi
dal libro dell’amore inviti

voli alto in dolzore,
poiché il ragno della vita, la mia
la tua rinascano
in nuova casa.

Ti amo intanto, piccola
fi glia nel bozzolo, mentre ti prende
il gioco della crescita;
ritorno un poco indietro, attenta
scelgo sedermi calma, cerco

la cena dell’amore vivo.

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