Disegno di Federico Fellini
Cosa è andato perso - Alicia OstrikerQuel che ha nutrito le mie figlie, mio figlio,
rivoli di beatitudine,
la mia giusta intuizione, la mia sicura informazione,
quel che mio marito ha succhiato
per decenni, tanto da pensarmi
al sicuro, pensavo che l’amore
proteggesse il seno.
Quel che ammiravo di me stessa, col piacere
di lasciarlo nudo che potevo
insaponare e carezzare nel lavarlo, e assaporava
l’arietta ebbra dell’estate come un orso
che dà zampate a un alveare, salito a metà di un sicomoro.
Ho permesso al sole di scrutarlo, a cavalloni e acque di lago
un vorticare selvaggio attorno a lui, la perfetta misura,
il prorompere dell’elogio. Sollevando il mento
allungavo le braccia per indicarlo alla gente,
esibendolo tutto quando ballavo. Credevo che questo orgoglio
l’avrebbe protetto, era una specie di scherzo
tra me e mio marito
quando leccava un po’ di colostro
fosse anche una goccia o due di latte amaro
diceva Lo stai mettendo da parte per i tuoi nipotini.
Lo stavo facendo, e stavo salvando
la sua parte migliore per qualche necessità cruciale,
il modo in cui una donna
si slaccia il vestito per nutrire
un estraneo, alla fine di Furore,
un libro che mia madre mi lesse quando ero
tutta macchiata di morbillo, anni prima
che il seno mi nascesse, ma io lo ricordavo.
Che buffo il pensiero che la bontà l’avrebbe protetto.
Boccale di liquido stellare, fragile coppa.
Qualcuno raccolse i tuoi frammenti buoni e cattivi
li mise insieme in un recipiente di plastica
come sabbia bagnata sulla spiaggia,
dato che il tessuto del seno è come il silicone.
E io m’immaginai degli aranceti lontani dalla costa,
ogni albero ritto in fiamme con massicce lanterne
di agrumi contro il verde scintillante,
pronti per essere colti e mangiati.
traduzione di Fiorenza Mormile
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