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8 agosto 2018

da “Cuore di Cane” - Michail Bulgakov

Vincent Van Gogh - Interno di ristorante
da “Cuore di Cane” - Michail Bulgakov
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Il mio povero corpo, invece, questo corpo, ammaccato e bastonato, gli uomini lo hanno deriso anche troppo. La fregatura è che l’acqua bollente mi ha bruciato tutto il pelo del fianco sinistro, che adesso è indifeso e a fior di pelle. Un nonnulla può farmi venire una bella polmonite e allora, cittadini, quando me la sarò beccata, creperò di fame come un cane. Sapete, quando uno ha la polmonite, se ne deve stare buono buono nel sottoscala; e allora chi ci andrà nelle pattumiere, a cercare il cibo per me, povero cane malato e scapolo? Un polmone si ammalerà, mi toccherà strisciare sul ventre, e diventerò così fiacco che un operaio qualsiasi potrà farmi fuori a bastonate. Poi, per finire, verranno gli spazzini con tanto di distintivo, mi prenderanno per le zampe e mi butteranno sul carro della spazzatura.
Gli spazzini, fra tutti i proletari, sono i più vigliacchi; sono canaglie, feccia dell’umanità, sono la categoria più bassa. Per i cuochi, be’, per i cuochi è un altro paio di maniche; prendi, per esempio, la buonanima di Vlas di via Prečìst’enka. Ha salvato la vita a un sacco di cani! Perché quando un cane è malato quello che conta è mangiare un boccone. Ed ecco, dicono i vecchi cani, che Vlas ti poteva gettare un osso magari con qualche avanzo di carne sopra. Gli auguro un bel posto in paradiso. Vlas era un grand’uomo, un cuoco da signori: il cuoco dei conti Tolstoj! Niente a che vedere con quei dannati cuochi del Consiglio dell’Alimentazione Normale. Cosa ci mettono nel cibo, quelli lì… roba che il cervello d’un cane non l’arriva a capire. Quei criminali fanno il minestrone di cavolo con carne salata e fetida, e i poveri impiegati non ne sanno niente. Arrivano di gran carriera, s’abbuffano e leccano pure i piatti!
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Traduzione di Viveca Melander
 

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