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31 agosto 2018

da “Gli amori difficili – Italo Calvino

Lisandro Rota - Relax
da “Gli amori difficili" – Italo Calvino
L'avventura di una bagnante, (1951)

Facendo il bagno alla spiaggia di ***, alla signora Isotta Barbarino capitò un increscioso contrattempo.
Nuotava al largo, e quando, parendole tempo di tornare, si girò verso riva, s'accorse che un fatto senza rimedio era accaduto. Aveva perso il costume da bagno. Non poteva dire se le fosse caduto proprio allora, o se già da un po' stesse nuotando senza; del nuovo duepezzi che portava, le restava solo il reggiseno. A un movimento dell'anca dovevano esserle saltati via certi bottoni, e lo «slip», ridotto a uno straccetto informe, le era scivolato giù dall'altra gamba. Forse stava ancora affondando a pochi palmi sotto di lei; provò a calarsi sott'acqua per cercarlo, ma il respiro le mancò subito e solo confuse ombre verdi le baluginavano allo sguardo.
Soffocò l'ansia che le cresceva dentro, cercò d'ordinare con calma i suoi pensieri. Era mezzogiorno, c'era gente in giro per il mare, sui sandolini e sui pattini, o a nuoto. Lei non conosceva nessuno; era arrivata lì il giorno prima, col marito che aveva dovuto subito far ritorno in città. Adesso non c'era altra via, la signora pensò, e si meravigliò del suo stesso nitido e tranquillo ragionare, che trovare tra queste la barca d'un bagnino, che ci doveva pur essere, o d'una persona che comunque ispirasse fiducia, e chiamarla, o meglio avvicinarla, e riuscire a chiedere insieme aiuto e discrezione.
Queste cose la signora Isotta le pensava stando a galla quasi raggomitolata, annaspando, senz'osare di guardarsi intorno. Emergeva solo col capo e inavvertitamente abbassava il viso verso il pelo dell'acqua, non per frugarne il segreto, ormai dato per inviolabile, ma con un gesto come chi strofina le palpebre e le tempie contro il lenzuolo o il guanciale per ricacciare le lacrime chiamate da un pensiero notturno.
Ed era un vero incombere di lacrime, che le premeva gli angoli degli occhi, e forse quell'accenno istintivo del capo era proprio per asciugare nel mare queste lacrime: ecco com'era sconvolta, ecco quale divario c'era in lei tra ragionamento e sentimento. Non era calma, dunque: era disperata. Dentro a quel mare immobile, trascorso a lunghi intervalli da un'appena accennata gobba d'onda, si teneva immobile lei pure, non più con lente bracciate, ma solo con un supplichevole moto delle mani a mezz'acqua, e il segno più allarmante della sua condizione, forse nemmeno da lei intuito, era quest'avarizia di forze che le veniva fatto d'osservare, quasi l'attendesse un tempo lunghissimo e sfibrante.
Il costume a due pezzi l'aveva messo quella mattina per la prima volta, e sulla spiaggia, in mezzo a tanti sconosciuti, le sembrò la facesse stare un po' a disagio. Invece, appena in acqua, si sentì contenta, più libera nei movimenti e con più voglia di nuotare. Alla signora piacevano i lunghi bagni al largo, ma il suo non era un piacere da sportiva, perché era un po' pingue e pigra, e quello a cui teneva di più era la confidenza con l'acqua, il sentirsi parte di quel mare sereno. Il costume nuovo le diede proprio quell'impressione; anzi, la prima cosa che pensò nuotando fu proprio: «Mi sembra d'essere nuda».
L'unica molestia era il pensiero di quella spiaggia affollata, non per altro ma perché le sue future conoscenze balneari da quel costume si sarebbero forse fatta un'idea di lei che in qualche modo avrebbero dovuto poi cambiare: non tanto un giudizio sulla sua serietà, ché ormai al mare andavano tutte così, ma il crederla, per esempio, sportiva, o molto alla moda, mentre lei in realtà era una signora davvero alla buona e casalinga. Era forse perché aveva già addosso questa sensazione di sé diversa dal solito, che non s'era accorta di nulla quando il fatto era successo. Ora quel disagio provato sulla spiaggia, e la novità dell'acqua sulla pelle nuda, e la vaga preoccupazione di dover ritornare tra i bagnanti, tutto era amplificato e inghiottito dal nuovo e ben più grave suo sbigottimento.
Quel che mai avrebbe voluto guardare era la spiaggia. E la guardò. Suonava mezzogiorno, e sulla sabbia gli ombrelloni a cerchi neri e gialli concentrici gettavano ombre nere in cui i corpi s'appiattavano, e il brulichio dei bagnanti traboccava in mare, e nessuno dei pattini era più a riva, e appena uno tornava era preso d'assalto prima ancora di toccar terra, e l'orlo nero della distesa azzurra era mosso da un continuo schizzare di getti bianchi, specie dietro le corde dove ribolliva la marmaglia dei bambini e ad ogni blanda onda si levava un gridio con note subito inghiottite di boato. Al largo di quella spiaggia, lei era nuda.
(…)

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