Il tinnirume, foglie e cime di cucuzzeddra siciliana, quella lunga,
liscia, di un bianco appena allordato di verde, era stato cotto a puntino, era
diventato di una tenerezza, di una delicatezza che Montalbano trovò addirittura
struggente. Ad ogni boccone sentiva che il suo stomaco si puliziava, diventava
specchiato come aveva visto fare a certi fachiri in televisione. ‘Come lo
trova?’ spiò la signora Angelina. ‘Leggiadro’ disse Montalbano. E alla sorpresa
dei due vecchi arrossì, si spiegò. ‘Mi perdonino, certe volte patisco
d’aggettivazione imperfetta’.
Nessun commento:
Posta un commento