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4 agosto 2018

da Nel giardino del diavolo - Stewart Lee Allen

Claude Manet - Cesto di Mele
da Nel giardino del diavolo - Stewart Lee Allen
(…)

MENU DELLA LUSSURIA
APÉRITIF
Cioccolata blu
(Ricetta a p. 44)
SALADE
Salade de jardin
Insalata di mele dell’Eden con foglie di fico condita con vinaigrette paradiso
ENTRÉE
Fruits des hommes
Cetriolo di mare in bianco con maionese sambiana
PLAT PRINCIPAL
Pâtes au mon petit chou
Linguine fatte in casa con salsa di pomi dell’amore e basilico insolente
DESSERT
Chocolat du Barry
Torta Luigi XV ricoperta di panna montata. Da mangiare con la mano sinistra
Il liquore dei tre peni sarà servito in biblioteca
Il primo morso
Lasciammo il monastero che era ancora buio. Le prime luci dell’alba filtravano nel cielo plumbeo rigato di pioggia gelida. Onde oceaniche si infrangevano sulla scogliera sotto di noi. Più avanti, sulla sinistra, si stagliava il profilo solitario del Monte Athos.
“Che Natale” bofonchiai quando trovammo finalmente riparo in una grotta. Porsi a George un biscotto umidiccio. “Oggi è il venticinque, vero?” gli chiesi. George era un greco che avevo incontrato in un monastero gestito da un monaco particolarmente scorbutico.
“Sì, ma non augurare Buon Natale a nessuno! Sul Monte Athos il Natale si celebra a gennaio, e i monaci si seccano molto se qualcuno gli ricorda che il resto del mondo lo festeggia nel giorno sbagliato.”
Il Monte Athos si erge per circa duemila metri sulla punta di una penisola, quasi al confine tra Grecia e Turchia. Circondato su tre lati dal Mar Egeo e da foreste inaccessibili sul quarto, è patrimonio della chiesa greco-ortodossa, che ha evitato qualsiasi influenza straniera o moderna fin dall’XI secolo. Posti di blocco militari controllano tutti i turisti. Gli stranieri di sesso maschile sono ammessi secondo regole rigidissime, mentre nessun essere di sesso femminile, umano o animale, ha messo piede sulla montagna da mille anni a questa parte. Gli unici abitanti sono i monaci, che vivono in monasteri abbarbicati sulle rocce a picco sul mare, esattamente come i loro predecessori secoli prima. Non c’è elettricità, né strade, né macchine. I cibi non menzionati nelle Sacre Scritture sono vietati. Perfino il tempo è diverso sul Monte Athos, poiché i monaci seguono l’antico calendario giuliano, che fa cadere la nascita di Cristo a metà gennaio. A parte l’agricoltura, che è ancora praticata a mano, le principali attività sono il canto, la preghiera e la creazione di manoscritti illuminati.
È un angolo perfettamente conservato di Europa medievale, il luogo ideale per capire come sia spuntata la mela nel Paradiso terrestre. Il Vecchio Testamento non rivela l’esatta
identità del frutto della conoscenza proibita, perciò rimane un mistero come la mela sia stata associata al frutto del male. Io e George stavamo cercando di raggiungere un monastero dall’altra parte dell’isola dove, a quanto pareva, abitava un monaco che aveva idee precise al riguardo.
Dopo colazione continuammo a percorrere il sentiero lungo la scogliera, quindi facemmo rotta verso il monte. La pioggia iniziale si trasformò in neve e presto ci ritrovammo a procedere in un paesaggio che sembrava ricoperto di argenteo ermellino. Qua e là cespugli d’agrifoglio ricoperti di neve illuminavano gli alberi spogli. Era come trovarsi in un racconto di Natale, così perfetto, nitido e pulito, un Natale primigenio, anteriore al peccato originale. Ma con il passare del tempo la nevicata si trasformò in una vera e propria tormenta. Il sentiero scomparve, poi gli alberi e quindi la montagna. Riuscivo solo a distinguere un turbinio di fiocchi di neve, che a loro volta sparirono in un vuoto surreale, poiché i miei occhiali erano coperti da uno spesso strato di ghiaccio. La neve ci arrivava alle ginocchia. Improvvisamente andai a sbattere contro un ostacolo. Era George; sembrava graffiarsi il volto e urlava. Mi ci volle un po’ per capire che gli occhi gli si erano appiccicati per il gelo.
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