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3 agosto 2018

da “Sotto le ciglia chissà” - Fabrizio De Anrè

da “Sotto le ciglia chissà” - Fabrizio De Anrè

Il successo non è una cosa positiva. Se lo vivi da divo ti produce una carenza affettiva che viene colmata temporaneamente dagli applausi del pubblico. Se vuoi una vita familiare e sentimentale ricca non potrai mai scambiare questi valori con gli applausi di una platea. Quelli che riescono a non diventare divi sono persone normali che si rendono cont
o di fare un mestiere eccezionale.
Per un attimo la gente riesce a intortarti, quando sei lì con il microfono davanti, e vedi sotto di te una marea di entusiasmo. Ma subito dopo penso che dietro al banco del mixer c’è Dori e penso all’azienda agricola, così sono salvo. Sono contento di emozionare perché mi emoziono anch’io. Ho detto spesso che faccio tournée per guadagnare un po’ di soldi, perdere qualche chilo e provare a dare emozione. Per fortuna questo vale solo per un attimo, poi passa e si torna alla normalità. Per chi invece non riesce a tornarci, alla normalità, sono guai caratteriali dovuti a carenze affettive.
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«L’arte è menzogna rivelata: io ti do il tossico ma ti do anche l’antidoto.» L’arte invece molto spesso aiuta a comprendere la verità, non fosse che con l’uso delle figure retoriche.
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È una reazione frequente tra i drogati quella di compiacersi del fatto di drogarsi. Io mi compiacevo di bere, anche perché grazie all’alcool la fantasia viaggiava sbrigliatissima.

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