Egon Schiele - Donne recline
da “Crocevia” - Mario
Vargas Llosa
(…)
Sotto
la sua mano, la superficie di quella coscia era soda e morbida, forse per via
del sudore o di qualche crema. Prima di andare a letto Chabela si era messa una
crema di quelle che Marisa teneva in bagno?? Non l’aveva vista spogliarsi; le
aveva passato la sua camicia da notte, cortissima, e le i si era cambiata nello
spogliatoio. Quando era tornata in camera, Chabela l’aveva già indossata; era
semitrasparente, lasciava scoperte braccia, gambe e un accenno di natiche, e
Marisa ricordava di aver pensato: “Che bel fisico, quanto è in forma nonostante
le due figlie, sarà che va in palestra tre volte la settimana”. Aveva
continuato a muoversi impercettibilmente, con un crescente timore di svegliare
l’amica; adesso, terrorizzata e felice, sentiva che, a momenti, seguendo il
ritmo dei rispettivi respiri, frammenti di cosce, di natiche, di gambe si
sfioravano e, subito, si allontanavano. “Ora si sveglia, Marisa, stai facendo
una pazzia”. Ma lei non si ritraeva e continuava ad aspettare – che cosa
aspettava? – come in trance, il prossimo contatto fugace. La sua mano destra
era ancora posata sulla coscia di Chabela e Marisa si accorse che stava
sudando.
(…)
Traduzione
di Federica Niola
Giulio
Einaudi Editore s.p.a. Torino 2016
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