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10 settembre 2018

da “Crocevia” - Mario Vargas Llosa

Egon Schiele - Two girls (Lovers), 1914
da “Crocevia” - Mario Vargas Llosa
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Lei non disse niente, ma chiudendo gli occhi si girò e cercò la bocca che la baciava e le mordeva piano il collo, le orecchie e i capelli. Alzò le mani, afferrò la treccia e infilò le dita tra i capelli dell’amica, mormorando: - Posso disfarti la treccia? Voglio vederti con i capelli sciolti e baciarli, tesoro - . Allacciate, serissime, lasciarono il terrazzo e, attraversando il salotto, la sala da pranzo e un corridoio, raggiunsero la camera da letto di Chabela.
Le tende erano tirate e nell’ampia stanza coperta di tappeti regnava una penombra discreta, con i quadri alle pareti - Marisa riconobbe uno Szyszlo, un Chàvez, un piccolo Botero e due litografie di Vasarely - e civettuoli comodini ai lati del letto, che sembrava appena rifatto. Mentre si spogliavano a vicenda in silenzio, si accarezzavano e si baciavano. Stordita dall’eccitazione e dal piacere, Marisa ebbe l’impressione, in quel momento congelato e intenso, di udire una lieve melodia che veniva da chissà dove, come se fosse stata scelta apposta per fare da sottofondo all’atmosfera di abbandono e di felicità nella quale era immersa. Si amarono e provarono piacere e, mentre accadeva, fuori dalla stanza sorgevano lontani, piano piano, voci, motori, clacson, la luce sterna si faceva più intensa e a Marisa parve persino che le onde si infrangessero sempre più forte e più vicino. A poco a poco, esausta, scivolò nel sonno. La treccia di Chabela era ormai disfatta e i suoi capelli erano sparsi sul viso, sul collo e sul seno di Marisa.
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Traduzione di Federica Niola, Giulio Einaudi Editore s.p.a. Torino 2016

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