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12 settembre 2018

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un fotografo, (1955) – Italo Calvino

dipinto di Aldo Balding
da “Gli amori difficili”. L'avventura di un fotografo, (1955) – Italo Calvino
(…)

Bice ridacchiò con lei, ma l'indomani tornò a casa d'Antonino, sola.
Era vestita di lino bianco, con ricami colorati sui bordi delle maniche e delle tasche. Aveva i capelli divisi da una scriminatura e raccolti sulle tempie. Rideva un po' di sottecchi, inclinando il capo da una parte. Antonino facendola passare studiava, in quei suoi modi un po' vezzosi un po' ironici, quali erano i tratti che definivano il suo carattere vero.
La fece sedere in una grande poltrona, e infilò la testa sotto il drappo nero che guarniva l'apparecchio. Era una di quelle cassette dalla parete posteriore di vetro, dove l'immagine si specchia già quasi come su una lastra, spettrale, un po' lattiginosa, separata da ogni contingenza nello spazio e nel tempo. Ad Antonino parve di vedere Bice per la prima volta. Aveva un'arrendevolezza, nel calare un po' pesante delle palpebre, nel protendere avanti il collo, che prometteva qualcosa di nascosto, così come il suo sorriso pareva nascondersi dietro lo stesso atto del sorridere.
- Ecco, così, no, la testa più in là, alza gli occhi, no abbassa, - Antonino stava rincorrendo dentro quella scatola qualcosa di Bice che improvvisamente gli pareva preziosissimo, assoluto.
- Ora ti fai ombra, vieni più in luce, no, era meglio prima.
C'erano molte fotografie di Bice possibili e molte Bice impossibili a fotografare, ma quello che lui cercava era la fotografia unica che contenesse le une e le altre.
- Non ti prendo, - la sua voce usciva soffocata e lamentosa da sotto alla cappa nera, - non ti prendo più, non riesco a prenderti.
(…)

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