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11 settembre 2018

da “I segreti della tavola di Montalbano” – Stefania Campo

Edith Holman - Hunt's Drawing Room
da “I segreti della tavola di Montalbano” – Stefania Campo

Trattoria Da Tanino, a Mazara del Vallo
Salvo è di gusti difficili, ma proprio a Mazara del Vallo, un paese della provincia di Trapani, si imbatte nei piatti di Tanino considerato un vero e proprio maestro delle arti bianche.
“Arrivò alla trattoria di Mazàra che l’accolsero come il figlio pròtico.
‘L’altro giorno m’è parso di capire che affittate stanze’.
‘Sì, di sopra ne abbiamo cinque. Ma siamo fòra stascione, affittata ce n’è una sola’.
Gli fecero la cammara, ampia, luminosa, dritta sul mare.
Si distese sul letto, svacantato di pinseri ma sentendosi gonfiare il petto da una felice malinconia. Stava mollando gli ormeggi per salpare verso “the country sleep” quando sentì truppiare alla porta.
‘Avanti, è aperta’.
Sulla soglia comparve il cuoco. Era un omone di notevole stazza, di una quarantina d’anni, nìvuro d’occhi e di pelle.
‘Che fa? Non scinni? Ho saputo ch’era arrivato e le ho preparato una cosa che…’.
Cosa gli avesse preparato il cuoco non riuscì a sentirlo perché una musica soave e dolcissima, una musica di paradiso, aveva principiato a sonargli nelle orecchie. (…)
“La pasta ai granchi di mare aveva la grazia di un ballerino di gran classe…”.
(Il ladro di merendine)

“Arrivato il secondo, ebbero una sorpresa. ‘Polpette!!’ esclamò indignato il professore. ‘Le polpette si danno ai cani!’. Il commissario non si sbilanciò, il sciauro che dal piatto acchianava al suo naso era ricco e denso. (…) Il commissario si mise in bocca mezza polpetta e con la lingua e con il palato principiò un’analisi scientifica che Jacomuzzi poteva andare ad ammucciarsi. Dunque: pesce, e non c’era dubbio, cipolla, peperoncino, uovo sbattuto, sale, pepe, pangrattato. Ma all’appello mancavano ancora due sapori da cercare sotto il gusto del burro ch’era servito per friggere. Al secondo boccone, individuò quello che non aveva scoperto prima: cumino e coriandolo. ‘Koftas!’ esclamò stupefatto. ‘Che ha detto?’ spiò Pintacuda. ‘Stiamo mangiando un piatto indiano fatto alla perfezione’”.
(Il ladro di merendine)
“Fermò davanti al ristorante dov’era già stato la volta precedente. Si sbafò un sauté di vongole col pangrattato,(…) un rombo al forno con origano e limone caramellato. Completò con uno sformatino di cioccolato amaro con salsa all’arancia. Alla fine si susì, andò in cucina e strinse commosso la mano al cuoco, senza dire parola”.
(Il ladro dimerendine)
A Mazara del Vallo il commissario si ferma anche al bar di piazza Mokarta.
“‘Stammi a sentire’ suggerì Valente. ‘Io lo so che mia moglie non sa fare il caffè. A trecento metri da qui c’è piazza Mokarta, t’assetti al bar e te ne bevi uno buono’. (…) Non ordinò subito il caffè, prima si dedicò a un sostanzioso e profumato piatto di pasta al forno che lo sollevò dalla cupezza in cui l’aveva sprofondato l’arte culinaria della signora Giulia. Quando Rahman arrivò, Montalbano aveva fatto sparire le tracce della pasta e aveva davanti solo un’innocente tazzina di caffè vacante”.
(Il cane di terracotta)

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