dipinto di Kelly Reemtsen
Elegia del tempo, a Mary - Giuseppe ConteNoi non saremo più quei due
che si abbracciano soli nelle ultime
file di sedie al cinema, che ridono,
che si cercano nel buio arcuato dei giardini
sotto le euforbie e gli alberi del pepe
che stanno ore a parlare sulle panchine
azzurre, si carezzano aspettando l'autobus
sotto le colonne delle pensiline.
Non più vasti aquiloni o pescherecci
isolani ci guarderanno al largo i baci.
Questo passato, come è facile
per noi dire ieri, Mary!
Niente ritornerà, né le passeggiate
per il corso Roosevelt, né il vestitino
celeste che le tue gambe magrissime
tagliavano quasi, né il mio sguardo
geloso, ossessionato. Niente. C'era
un tempio promesso, e non l'abbiamo
cercato. Dove andremo ora?
Non si devono sognare eterni gli amanti.
Eterno è quando il tempo finisce,
quando saremo sconosciuti, lontano.
Ma abbiamo camminato tanto mano per mano!
Non potremo continuare un po' ancora
per vedere, restando insieme, l'essenza
del tramonto, l'essenza dell'aurora
su una strada che una sabbia di luce spazza
come quella deserta a Sud di Aswan?
Te la ricordi?
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