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2 settembre 2018

Elegia del tempo, a Mary - Giuseppe Conte

dipinto di Kelly Reemtsen
Elegia del tempo, a Mary - Giuseppe Conte

Noi non saremo più quei due
che si abbracciano soli nelle ultime

file di sedie al cinema, che ridono,
che si cercano nel buio arcuato dei giardini

sotto le euforbie e gli alberi del pepe
che stanno ore a parlare sulle panchine

azzurre, si carezzano aspettando l'autobus
sotto le colonne delle pensiline.

Non più vasti aquiloni o pescherecci
isolani ci guarderanno al largo i baci.

Questo passato, come è facile
per noi dire ieri, Mary!

Niente ritornerà, né le passeggiate
per il corso Roosevelt, né il vestitino

celeste che le tue gambe magrissime
tagliavano quasi, né il mio sguardo

geloso, ossessionato. Niente. C'era
un tempio promesso, e non l'abbiamo

cercato. Dove andremo ora?
Non si devono sognare eterni gli amanti.

Eterno è quando il tempo finisce,
quando saremo sconosciuti, lontano.

Ma abbiamo camminato tanto mano per mano!
Non potremo continuare un po' ancora

per vedere, restando insieme, l'essenza
del tramonto, l'essenza dell'aurora

su una strada che una sabbia di luce spazza
come quella deserta a Sud di Aswan?

Te la ricordi?

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