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Intervista
a un bambino – Wislawa Szymborska
È poco che il
Maestro è tra noi.
Perciò fa la
posta da tutti gli angoli.
Si copre il
volto e guarda tra le dita.
Ha la faccia
rivolta al muro, poi si gira di scatto.
Il Maestro
respinge con disgusto l’assurdo pensiero
che un tavolo
perso di vista debba restare un tavolo,
che una sedia
alle sue spalle stia nei confini d’una sedia,
e nemmeno cerca
di approfittare dell’occasione.
Vero, è
difficile sorprenderlo diverso, questo mondo.
Il melo torna
sotto la finestra prima d’un batter d’occhio.
I passeri
iridati scuriscono sempre in tempo.
Le orecchie del
secchia catturano ogni fruscio.
L’armadio
notturno finge la passività di quello diurno.
Il cassetto
cerca di convincere il Maestro
che lì c’è solo
ciò che v’era stato messo prima.
Perfino nel
libro di fiabe aperto all’improvviso
la principessa
torna sempre per tempo sull’illustrazione.
Sentono in me
un forestiero – sospira il Maestro –
non vogliono
che un estraneo giochi con loro.
Come è
possibile che tutto ciò che esiste
debba esistere
in un solo modo,
in una
situazione orribile, senza uscita da sé,
senza pausa e
mutamento? In un umile da qui – a lì?
Mosca
acchiappata in una mosca? Topo
intrappolato in
un topo?
Un cane mai
liberato da una catena celata?
Un fuoco che
altro non può fare
se non scottare
di nuovo il dito fiducioso del Maestro?
È questo quel
mondo vero, definitivo:
ricchezza
sparsa che non si può raccogliere,
sfarzo inutile,
possibilità vietata?
No – grida il
Maestro e batte tutti i piedi
di cui dispone
– con una tale disperazione
che non basterebbero le sei zampe d’un coleottero.
da Wislawa Szymborska. La
gioia di scrivere, tutte le poesie (1945 – 2009)
a cura di Pietro Marchesani Adelphi Editore
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