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23 settembre 2018

Paesaggio della moltitudine che vomita (Tramonto di Coney Isalnd) – Federico Garcia Lorca

dipinto di Fernando Botero
Paesaggio della moltitudine che vomita (Tramonto di Coney Isalnd) – Federico Garcia Lorca

La donna grassa veniva davanti
strappando le radici e bagnando la pergamena di tamburi.
La donna grassa,
che rivolta la testa ai polpi agonizzanti.
La donna grassa, nemica della luna,
correva per le strade e gli appartamenti disabitati
e lasciava negli angoli piccoli teschi di colombe
e destava le furie dei banchetti dei secoli ultimi
e chiamava il demonio del pane sulle colline del cielo spazzato
e filtrava un’ansia di luce nei movimenti sotterranei.
Sono i cimiteri. Lo so. Sono i cimiteri
e il dolore delle cucine sepolte sotto la sabbia.
Sono i morti, i fagiani e le mele di un altro tempo
quelli che ci spingono in gola.

Arrivava il rumoreggiare della selva del vomito
con le donne vuote, con bambini di cera calda
con alberi fermentati e i camerieri infaticabili
che servono piatti di sale sotto le arpe della saliva.
Non c’è nulla da fare, figlio mio, vomita! Non c’è nulla da fare.
Non è il vomito degli ussari sul seno della prostituta,
né il vomito del gatto che per sbaglio ha ingoiato una rana.
Sono morti e graffiano con le mani di terra
le porte di selce dove imputridiscono nubi e dessert.

La donna grassa veniva davanti
con la gente delle navi, delle taverne e dei giardini.
Il vomito agitava delicatamente i suoi tamburi
fra alcune bambine di sangue
che chiedevano protezione alla luna.
Povero me1 povero me! Povero me!
Questo mio sguardo che è stato mio e non è più mio.
Questo sguardo che trema nudo per l’alcol
e si congeda da nave incredibili
sugli anemoni dei moli.
Mi difendo con questo sguardo
che sgorga dalle onde dove l’alba non si arrischia.
Io, poeta senza braccia, perduto
nella folla che vomita,
senza un cavallo effusivo che tagli
il folto muschio delle mie tempie.
Ma la donna grassa era ancora davanti
e la gente cercava farmacie
dove si fissa l’amaro tropico.
Soltanto quando issarono la bandiera e arrivarono i primi cani
la città intera si accalcò alla spalletta dell’imbarcadero.

Traduzione di Valerio Nardoni
da Federico Garcia Lorca, Nuda canta la notte, a cura di Valerio Nardoni
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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