da “Gli affari del Signor gatto” - Gianni Rodari
- Signor gatto, - disse in quel momento la cassiera, - che cosa debbo
fare con la contessa De Felinis e la marchesa De Sorianis?
- Signor
gatto, - disse il fratello della cassiera, - per le consegne a domicilio
adopero il mio triciclo o la ditta mi fornisce un furgoncino?
- Signor gatto, - disse ancora la cassiera, - è venuto quello delle tasse. Ha guardato nella cassa; ha visto che non c’era un soldo e ha detto che tornerà domani, anche se piove.
- Signor gatto, - disse il fratello della cassiera, - visto che per
oggi non c’è più niente da fare, posso andare a giocare al pallone con i
miei amici? Io sono il portiere della squadra, sa. Paro i calci di
rigore con la coda. Forse l’anno venturo giocherò nella
Pro-Forlimpopoli.
Il signor gatto si scosse. Quante responsabilità!
La merce, la clientela, la cassiera, le tasse, il fattorino, la
Pro-Forlimpopoli…
- Amici miei, - disse il signor gatto con
decisione, - si volta pagina. Il commercio dei topi in scatola non
attacca. Forse il progetto era troppo in anticipo sui tempi. Non sempre
le idee geniali vengono subito comprese ed apprezzate. Anche Galileo
Galilei, quando disse che la terra girava
intorno al sole, dovette
subire non poche persecuzioni. E non parliamo di Cristoforo Colombo,
quando voleva scoprire l’America e nessuno gli voleva dare le tre
caravelle. Di me giudicheranno i posteri.
- Sì? - disse la cassiera, che pendeva dalle sue labbra, in adorazione.
- Ho deciso. Basta con i topi in scatola. Venderò veleno per i topi.
- Che idea formidabile! - sospirò la cassiera.
- Se non fosse stata un’idea formidabile, - disse il signor gatto, -
non sarebbe venuta a me. Con il veleno per topi faremo ottimi affari.
Per queste cose io ho il bernoccolo.
- Che bravo che è lei! - miagolò la cassiera.
- Si faranno ancora consegne a domicilio? - domandò il fattorino.
- Si faranno.
- E come verremo pagati? Non con il veleno, spero.
- Vi pagherò in contanti.
- Allora dovrò imparare a contare, - disse il fattorino. - E ora posso andare a giocare al pallone?
- Vai pure, - disse il signor gatto, generosamente. E, tolto dalla
vetrina il vecchio cartello, ne scrisse subito uno nuovo che diceva:
Veleno per topi di qualità superiore in ogni scatola buoni punto diamo
gratis una scatola a chi compra tre scatolette
- Che bella calligrafia! - ammirò la cassiera.
- Questo è niente, - disse il signor gatto. - Quando scrivo a macchina faccio anche di meglio.
- Lei è più bravo ancora di se stesso, - disse la gatta.
- Cosa vuole, io sono un tipo così. Si figuri che quando vado in macchina riesco continuamente a sorpassarmi.
- Straordinario! Lo racconterò alla mia mamma. Lo sa che vuol sempre sentir parlare di lei?
Il signor gatto non disse se lo sapeva o no.
Alla fine, però, dovette sicuramente venirlo a sapere.
Difatti, il signor gatto e la gattina si sposarono e vissero felici e
contenti, litigando dalla mattina alla sera. Si graffiavano il naso, si
tiravano le scatole del veleno sul groppone, si rincorrevano brandendo
minacciosamente l’apriscatole. I topi, a quello spettacolo, si
divertivano tanto, e anche di più. Anzi, uno di loro, si fece la tana
proprio nel negozio e molti amici, parenti e conoscenti andavano a
fargli visita solo per poter assistere ai litigi della bella e gentile
famigliuola.
Il topo faceva pagare dieci lire per ogni guardatina.
Tutti dicevano che era caro. Però pagavano e guardavano.
Il topo diventò tanto ricco che cambiò nome e si fece chiamare Barone.
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