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11 novembre 2018

da “Le città invisibili” – Italo Calvino

                                                           opera di - Igor Mitoraj
da “Le città invisibili” – Italo Calvino

Col succedersi delle stagioni e delle ambascerie, Marco s’impratichì della lingua tartara e di molti idiomi di nazioni e dialetti di tribù. I suoi racconti erano adesso i più precisi e minuziosi che il Gran Kan potesse desiderare e non v’era quesito o curiosità cui non rispondessero. Eppure ogni notizia su di un luogo richiamava alla mente dell’imperatore quel primo gesto o oggetto con cui il luogo era stato designato da Marco. Il nuovo dato riceveva un senso da quell’emblema e insieme aggiungeva all’emblema un nuovo senso. Forse l’impero, pensò Kublai, non è altro che uno zodiaco di fantasmi della mente.
– Il giorno in cui conoscerò tutti gli emblemi, – chiese a Marco, – riuscirò a possedere il mio impero, finalmente?
E il veneziano: – Sire, non lo credere: quel giorno sarai tu stesso emblema tra gli emblemi.

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