dipinto di Aldo Balding
Il
golfo II – Derek Walcott
II
Il vetro freddo si
offusca. Elizabeth ha scritto
che facciamo del vetro
un immagine del nostro dolore;
guardo le nubi bollire
dietro il vetro freddo che trasuda
sopra il Golfo. Ogni
stile aspira a essere diretto
come la vita. Sotto
vetro, il volto dell’oggetto
amato è ancora più
diretto. Eppure, a queste altezze,
sopra questo calderone
che ribolle di guerre,
la nostra vecchia terra,
sorgendo in una luce familiare,
quella mummia avvolta
nelle nubi con cicatrici
che si rimarginano da
sole, liberata dalle bende
sembra ancora nuova; una
valle cosparsa di crateri
si guarisce con la
salvia, da quella carneficina
grigia che sbiadisce, un
torrente senza pensieri
suona al flauto il canto
di un assedio all’amnesia
di acque martellanti. La
loro causa è cristallina:
l’unione divina di Stati
divisi e distaccati, la cui strage
ormai oscura ogni
estate, mentre, a uno a uno,
il fumo dei ghetti in
esplosione annebbia i vetri
lungo ogni costa dove le
stazioni di servizio
proclamano il Golfo,
un’aria, pesante di benzina,
ammorba lo Stato, da
Newark a New Orleans.
da Derek Walcott, Nelle vene del mare, a
cura di Matteo Campagnoli
Corriere
delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
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